Fondi neri trasferiti all’estero
Patteggiano i fratelli Ronzoni

Tre anni e due mesi per riciclaggio di denaro sottratto al Fisco - I difensori di Oscar: «Reati mai commessi, custodia cautelare troppo severa»

Tre anni e due mesi a testa, patteggiati davanti al giudice del Tribunale di Milano.

Si è conclusa così l’udienza che ha portato in aula i due fratelli di Como Oscar e Luca Ronzoni, il primo di 64 anni e il secondo di 55, accusati dal pubblico ministero Paolo Storari di riciclaggio.

I due, nella primavera di un anno fa, erano stati colpiti da una ordinanza di custodia cautelare che era stata eseguita dai militari del Nucleo di polizia economico e finanziaria di Milano. L’accusa era quella di aver fatto scomparire milioni e milioni di euro che erano stati loro affidati da imprenditori con il vizio di non pagare le tasse, fondi che dunque erano provento di evasione. I due fratelli, insomma, avrebbero messo le loro competenze a disposizione degli imprenditori per aiutarli nel far “evaporare” questi fondi neri, movimentando le somme di denaro verso l’estero nel tentativo di non consentirne l’identificazione per poi, in parte più piccola, farle rientrare in Italia.

La vicenda dei due fratelli, definita nelle scorse ore con l’accordo sulla pena (avvocati Marco Franzini e Stefano Pelizzari per Oscar Ronzoni, Edoardo Pacia per il fratello), faceva parte di una indagine molto più ampia che aveva coinvolto anche le polizie di Svizzera, Austria e Francia, con rogatorie internazionali anche con Gran Bretagna, Bahamas, Canada e Repubblica Ceca. L’avvio dell’inchiesta pare fosse stata proprio una verifica fiscale che l’Agenzia delle entrate aveva eseguito ormai diversi anni fa a carico di Ronzoni.

A poche ore dalla ratifica del patteggiamento, su questa vicenda, arriva anche un intervento dei legali di Oscar Ronzoni – Marco Franzini del foro di Como e Stefano Pelizzari del foro di Lecco - che sottolineano come il loro assistito si sia «determinato a definire il procedimento penale che lo ha coinvolto» con il patteggiamento «al solo fine di chiudere una vicenda al tempo stesso complessa e dolorosa, che ha stravolto la vita personale, familiare e professionale».

«Riteniamo che la carcerazione preventiva, in parte eseguita presso la casa circondariale San Vittore in Milano, sia stata eccessivamente severa, in relazione anche al profilo soggettivo del dottor Oscar Ronzoni, sessantaquattrenne incensurato al momento dell’arresto, il quale era pure reduce da un delicato intervento chirurgico». E ancora: «Il nostro assistito puntualizza nostro tramite di non aver concorso né nei reati tributari delle società, alcune delle quali hanno successivamente definito le loro pendenze con il Fisco italiano, né in pretesi episodi di corruzione internazionale, neppure contestatigli dagli organi inquirenti. Le censure mosse riguardano per lo più rapporti risalenti ad anni fa e toccano l’attività svolta dalla società elvetica di cui era amministratore, nel rispetto della normativa di allora applicabile in Svizzera».

© RIPRODUZIONE RISERVATA