Gli psichiatri dopo il delitto di Pisa: «Servono maggiori tutele e più personale»

Il commento Dopo l’ucccisione di Barbara Capovani , psichiatra pisana, a opera di un giovane ex paziente, la categoria professionale solleva timori. Patrizia Conti primaria del dipartimento di salute mentale dell’Asst Lariana: «L’ennesimo collega che paga con la vita la dedizione al lavoro»

Anche a Como riecheggia l’allarme degli psichiatri dopo l’uccisione della psichiatra pisana Barbara Capovani, ad opera di un giovane ex paziente. L’omicidio ha sollevato i timori di tutta la categoria, pronta a scioperare simbolicamente a inizio settimana.

«Un evento terribile, che ci lascia attoniti – commenta Patrizia Conti, primario del dipartimento di Salute mentale dell’Asst Lariana - è purtroppo però l’ennesimo collega che paga con la vita la dedizione al lavoro. Fare lo psichiatra è oramai un lavoro rischioso ed è necessario rafforzare sempre più la sicurezza dei luoghi di cura».

Al netto del singolo evento di cronaca la Società italiana di psichiatria denuncia il «silenzioso smantellamento della rete della salute mentale sul territorio».

«Mi unisco al dolore – dice Carlo Fraticelli, primario fino a dicembre al Sant’Anna e ora nel direttivo nazionale degli psichiatri – da tempo chiediamo unità e attenzione, in materia di sicurezza come pure di carenza di personale». Oggi il Ministero della Salute ha convocato una riunione sui temi della psichiatria. In Italia come in Lombardia infatti mancano centinaia di psichiatri, circa il 30% del fabbisogno a Como nei reparti pubblici. Senza vengono meno i servizi dislocati in provincia. Con un rischio ben riassunto da Raffaela Olandese, ex primario per decenni impegnata nel contrasto alle dipendenze. «Occorre garantire continuità – spiega Olandese - perché senza questa tutela verranno a crearsi problemi non più di ordine solo sanitario, ma le ricadute saranno anche sociali. La dipendenza e la psichiatria infatti spesso causano comportamenti disfunzionali, potenzialmente pericolosi». E così non a caso è successo anche a Pisa. «Penso che il problema della sicurezza dei sanitari sia però molto complesso e delicato – prosegue ancora Olandese – e che sia meglio non inseguire d’impulso il doloroso fatto di cronaca. La psichiatria necessita di tutele sul luogo di lavoro, ma esistono dei meccanismi pericolosi che possono scattare anche in altri momenti, privati, lontano dagli ospedali».

È comunque di nuovo la società di psichiatria a riferire di decine di segnalazioni di episodi di violenza subiti dagli specialisti della salute mentale in tutto lo stivale. Non solo, anche gli altri sanitari e operatori in forze a questi reparti finiscono spesso nel mirino. Tant’è vero che le aziende ospedaliere faticano ad assumere anche queste altre figure professionali necessari ai servizi psichiatrici.

La psichiatria, secondo i dati del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, è la branca della medicina più colpita da questi episodi (il 34% del totale), seguita dai Pronto soccorso (20%). Ciclicamente anche al Sant’Anna i sindacati riferiscono di aggressioni fisiche e verbali.

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