Golpe in Burkina Faso, comasca bloccata nella capitale. «Tre giorni senza uscire di casa»

La testimonianza Giulia Tringali è nel Paese centrafricano per lavoro: «Prima il coprifuoco e poi tensioni in piazza»

Gli scontri a fuoco tra militari e poi le manifestazioni della popolazione: «Si temeva che la città diventasse un parco giochi a suon di mitraglie e che gli scontri arrivassero fino alle case». La voce è quella di una comasca di soli 25 anni, Giulia Tringali, in Burkina per lavorare con la Ong “Mani Tese”. Giulia si trova nella capitale del paese, Ouagadougou, da metà settembre e venerdì sera si è trovata nel bel mezzo di un colpo di stato, l’ennesimo per il Burkina Faso. «All’inizio l’atmosfera era molto tesa, soprattutto nella notte tra venerdì e sabato - racconta - e c’era il timore che iniziassero gli scontri tra i militari per le strade. Per fortuna poi la situazione è rientrata anche se è scattato il coprifuoco, sono stati chiusi i confini nazionali e sono state tagliate le trasmissioni sulla televisione nazionale... tutto quello che sapevamo su quanto stava accadendo veniva dai social o dai video che giravano su whatsapp».

A scatenare il colpo di Stato nel fine settimana è stato il capitano dell’esercito, Traore, che in diretta televisiva ha destituito il colonnello Damiba, a sua volta a capo della giunta militare grazie a un colpo di stato dello scorso gennaio. L’ennesimo caso di questo tipo per il Burkina Faso che negli ultimi anni ha visto avvicendarsi ben 8 colpi di stato andati a segno. «Non sono uscita di casa, erano queste le indicazioni, ma chi è stato in manifestazione mi ha raccontato che la gente è stufa - continua Giulia - perché, fatta eccezione per la capitale, il Paese è costantemente sotto la minaccia del terrorismo jihadista». Il coprifuoco che l’ha costretta in casa negli scorsi giorni le ha fatto tornare alla mente i lunghi mesi di lockdown vissuti qui a Como: «Naturalmente la situazione è del tutto diversa - chiarisce - però la percezione immediata è stata quella di dovermi attrezzare per rimanere in quarantena. Poi in realtà sto vivendo sulla mia pelle delle differenze significative rispetto alla mia vita a Como».

Infatti, per quanto Ouagadougou sia una zona molto più tranquilla rispetto al resto del paese - costantemente in tensione perché attraversato dagli ambiti traffici del mercato dell’oro - in Burkina uscire la sera per una ragazza come Giulia significa dover sempre dipendere dagli altri, altrimenti si rischia. «La verità è che le persone qui sono stanche: un colpo di Stato è vissuto come la norma perché nessuno sembra in grado di garantire sicurezza alla popolazione e loro si sono ormai abituati a questi continui sconvolgimenti. Sabato si aveva paura degli scontri armati, ma paradossalmente il mercato è rimasto aperto mentre i bambini, a casa da scuola, giocavano per strada: c’è tanta voglia di pace».

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