Ha nascosto il cadavere della madre
per continuare a incassare la pensione

La donna, 82 anni, era stata trovata senza vita nella sua casa di Muggiò a giugno - L’indagine svela un retroscena: la morte risaliva a dieci mesi prima, indagato il figlio

Como

«Mamma non c’è», rispondeva a tutti, ai parenti, ai vicini, al parroco, agli amici, ai proprietari di casa, mentre invece mamma c’era eccome, distesa di là, sul letto della sua camera, barricata senza vita dietro a quegli scuri serrati come in un racconto che più nero non si può, morta da giorni, mesi, ma custodita come reliquia da quel figlio che delle due l’una: o non voleva né poteva rinunciare alla sua pensione, come sostiene la Procura, oppure - come dice la difesa - non sapeva rassegnarsi alla scomparsa di sua madre.

La ricostruzione

Cinque mesi dopo il ritrovamento del cadavere ormai mummificato di Luisa Tettamanti, mancata nell’agosto del 2019 per cause naturali, la Procura della Repubblica di Como (pm Antonia Pavan) ha chiuso l’inchiesta aperta nei confronti dell’unico indagato, suo figlio Marco, 59 anni, che quando il corpo della madre fu ritrovato - lo scorso giugno - era ricoverato in ospedale.

La Procura gli contesta il reato di occultamento di cadavere aggravato dall’intenzione di compiere un secondo reato, l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato: in tutto, se sono corretti i conteggi della Guardia di finanza, il signor Marco avrebbe incassato 16mila e rotti euro, il corrispettivo di dieci mesi di pensione con tredicesima, ed altri probabilmente ne avrebbe incassati se non fosse che l’ex moglie - proprio nei giorni in cui lui era all’ospedale - entrò nella casa della suocera in via Crivelli Rusca, a Muggiò, e per poco non ci restò pure lei: la signora Luisa era stesa a letto in camicia da notte, nel buio di quella sua stanza con le persiane chiuse, supina, composta, le braccia distese lungo i fianchi, un lenzuolo a coprirle il corpo fino al collo, il volto scoperto.

Altro che casa di riposo, come ripetevano i vicini ormai rassegnati a non incrociarla più, e convinti che si fosse trasferita armi e bagagli in un qualche istituto per anziani, come pare avesse raccontato il figlio, peraltro secondo un canovaccio che non cambia mai, identico a quello di decine di vicende analoghe di salme di vecchi genitori chiuse in cantina o in un sottoscala, da Genova, a Lucca, a Reggio Calabria (e però il recordman è di un uomo di Berlino, che la mamma in cantina l’ha tenuta due anni e mezzo, prima di essere smascherato nel settembre dell’anno scorso).

L’autopsia

Il corpo rinvenuto in quella casa di Muggiò finì poche ore più tardi sul tavolo del medico legale Giovanni Scola, che effettuò l’autopsia: accertò che la morte doveva essere sopravvenuta per cause del tutto naturali, una “dolce” morte arrivata probabilmente nel sonno, e che lo stato in cui si trovava il cadavere consentiva di collocarne la dipartita dieci mesi prima, cioè all’inizio dell’agosto del 2019. Gli accertamenti successivi permisero di appurare che il figlio non aveva mai smesso di incassare la pensione, né di pagare l’affitto dell’appartamento.

Ora la palla passa alla difesa: secondo la cui lettura, più che dolo vi fu dolore, e con esso l’incapacità di accettare che la mamma non fosse più qui.
S. Fer.

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