Ha preso il via il processo contro la casa di riposo abusiva: «Abbiamo trovato lavoratori peruviani irregolari con i camici»

Pianello del Lario Il processo è partito quattro anni dopo l’operazione condotta dai carabinieri dell’Ispettorato all’interno della struttura e ora ci sono tre persone a giudizio. La difesa: «Erano solo badanti»

L’indagine venne a galla in seguito ad una denuncia – da parte di un lavoratore peruviano - che riferiva di ore di prestazioni non retribuite e di condizioni difficili all’interno della residenza per anziani “La Nuova Famiglia”. Il 21 giugno del 2018 i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro fecero così il loro ingresso all’interno di quella che per la pubblica accusa era da ritenere a tutti gli effetti una casa di riposo abusiva, con almeno dieci anziani che qui vivevano (solo due autosufficienti) accuditi da lavoratori in parte clandestini e comunque assoggettati ad orari di lavoro impossibili, sei giorni su sette 24 ore su 24.

Dieci persone

La posizione della difesa è invece all’opposto, nel processo che si è aperto ieri mattina in Tribunale a Como con l’audizione dei primi testimoni. La tesi alternativa emergerà meglio nelle prossime udienza ma è verosimile che si parlerà di camere in realtà affittate e di lavoratori peruviani che erano badanti e non staff sanitario. Un braccio di ferro che si preannuncia fin da ora lungo e intenso e che dovrà essere deciso dal giudice monocratico Luciano Storaci che ieri ha condotto una udienza in cui non sono mancati gli scambi di battute anche accesi tra l’accusa e i legali dei tre imputati: a processo sono infatti finiti Enrico Fontana (62 anni) e Gladys Esther Champi Huajardo, 54 anni, peruviana residente a Pianello del Lario, che gestivano la struttura, e pure Giacomo Fontana (56 anni), accusato però solo di violenza privata per un episodio successivo al blitz del Nil. Posizione, quest’ultima, molto separata dalle prime due.

Il blitz nella casa di riposo

Dieci anziani e tre lavoratori senza permesso, fatti passare per personale sanitario

Per il momento, a parlare, è stata la pubblica accusa con i propri testimoni. Tra questi proprio gli uomini del Nil: «Nel giorno del nostro ingresso nella struttura trovammo dieci anziani e tre lavoratori peruviani, due in nero – hanno raccontato ieri in aula – Erano senza permesso di soggiorno e per noi irregolari. Avevano dei camici, una sorta di divisa sanitaria. Gli anziani, tranne due, non erano in condizione di deambulare. I lavoratori operavano 24 ore su 24, stavano su brandine che di giorno venivano rimosse ed erano controllati con un sistema di videosorveglianza».

Tra le accuse, infatti, oltre a quella principale di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, unita ad una lunga serie di presunte inadempienze lavorative e all’aver compiuto «attività diretta a favorire la permanenza a scopo si lucro» dei lavoratori irregolari peruviani sul territorio nazionale, c’è anche quella di aver controllato a distanza le attività con apparecchiature per cui tuttavia non ci sarebbero state le necessarie autorizzazioni.

Le cartelle sanitarie erano tenute in cucina

«Trovammo anche cartelle sanitarie – hanno proseguito gli uomini del Nil – che erano tenute in cucina». Costituite come parti civili, nel processo in corso, ci sono quattro lavoratori peruviani, due dei quali all’epoca irregolari e trovati all’interno della presunta casa di riposo abusiva di Pianello.

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