I “furbetti” del pass disabili: «Abusi anche fra noi titolari»

Il caso Parlano i responsabili delle associazioni: «Il problema non cambia. Il contrassegno non autorizza a fare ciò che si vuole. Serve rispetto»

«Noi cerchiamo di dire agli associati che il pass per disabili è un diritto ma è anche un dovere che impone il rispetto delle normative e degli altri. Poi però dipende dall’educazione delle persone».

A parlare sono l’avvocato Franca Rassu, presidente di Anmic Como, e Valentina Introzzi, volto storico dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili con sede in via Natta. Il tema del discorso è quello rilanciato domenica da alcuni cittadini, con foto inviate alla redazione che documentavano, in un giorno di difficoltà per il traffico, almeno tre vetture con il contrassegno per disabili parcheggiate in modo discutibile per le strade del centro storico.

Un diritto e un dovere

Nessun dubbio, meglio ribadirlo, sulla legittimità di questo diritto fondamentale per i disabili, ma il punto di domanda era stato posto su due aspetti: se l’utilizzo non sia fatto alle volte da chi non è disabile (sfruttando il pass di qualche parente), oppure se il pass possa dare il diritto di lasciare l’auto – come documentato dalle foto – anche a ridosso di una intersezione e su un marciapiede. E da Anmic la risposta parte proprio da qui: «Il problema è sempre lo stesso – dicono dagli uffici di via Natta – Il nostro contrassegno dice che si può parcheggiare ovunque a patto di non dare fastidio, e questo viene spesso preso come una sorta di “fai quello che vuoi”. Non è così e noi cerchiamo di spiegare ai nostri associati che il pass è un diritto ma anche un dovere perché non si può fare quello che si vuole senza rispettare le normative». Anmic però sottolinea anche la difficoltà dei controlli, soprattutto in merito al tema dell’utilizzo del pass da qualcuno che disabile non è: «È difficile per la polizia locale controllare. Se un vigile ferma un’auto che a bordo non ha un disabile, o non è guidata da un disabile, la persona al volante può sempre rispondere di averlo appena portato, oppure di essere in viaggio per andare a prenderlo. A questo punto il vigile dovrebbe verificare la veridicità di quanto raccontato, ma capite quanto questo sia difficile vista anche la scarsità di uomini. Molto di basa sull’onestà delle persone».

La mancanza di aree di sosta

Stesso discorso, come era capitato in passato a Como, per chi continua ad utilizzare un pass anche dopo il decesso del disabile. «In questo caso vengono inviate lettere dicendo di restituire il contrassegno – prosegue Anmic – ma spesso le lettere non hanno seguito. Insomma, ci si basa molto sull’onestà delle persone».

A sollevare un altro tema parallelo è invece Pia Pullici, presidente dell’associazione Thais. «A Como mancano i parcheggi – dice – e chi ha il permesso disabili lo sfrutta, magari anche approfittandone un po’. Voglio ricordare che il permesso viene dato dopo un iter lungo e controllato, e chi ha il pass è perché ne ha diritto. Poi possono parcheggiare male, ma è sempre meglio di chi non avendo il permesso ruba il posto di parcheggio ai disabili. Alla base di tutto c’è sempre l’intelligenza o la stupidità delle persone».

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