I pronto soccorso comaschi presi d’assalto: difficoltà e attese interminabili

Salute Afflusso record di pazienti al Sant’Anna e al Valduce, ma anche a Cantù. E scarseggia il personale

I Pronto soccorso sono di nuovo in crisi. Venerdì sera l’attesa al Sant’Anna era molto lunga, tanto da dover aspettare tutta la notte a meno di urgenze gravi. I due medici di turno nel dipartimento d’emergenza sono stati presi d’assalto.

Le ambulanze arrivavano anche dal Valduce che da diversi giorni è in difficoltà - la notte ha un solo medico di guardia - ed ha un numero d’accessi che rende spesso impossibile ricoverare tutti i pazienti a meno di riuscire a dimettere qualche persona per liberare i letti. Ha carenze di letti anche il presidio di Cantù, con altri mezzi di soccorso dirottati quindi a San Fermo. Ieri inoltre il Sant’Anna ha dovuto prestare delle cure ad un difficile caso di ustione proveniente da fuori provincia che ha impegnato diversi ospedalieri e infermieri. Quindi ieri mattina le persone in coda erano pressoché le stesse della sera precedente.

Per i medici del reparto d’urgenza questa situazione è ordinaria amministrazione. Lo è anche per i pazienti che di conseguenza si lamentano e non sanno a chi rivolgersi. Soprattutto nel fine settimana, senza medici di medicina generale e la notte. Il Sant’Anna in particolare nella nostra provincia richiama il maggior numero di pazienti perché ha tutte o quasi le specialità è può gestire più bisogni di cura e richieste complesse. Occorre inoltre pensare che più l’ospedale è grande più salgono statistiche alla mano la percentuale dei codici minori e i casi in autopresentazione.

All’incirca il 70% dei codici d’accesso è verde, quindi non è grave. Da tempo la nostra sanità sta cercando di costruire alternative valide per dirottare queste richieste d’aiuto con urgenze non elevate verso altri canali. Per esempio gli ospedali di comunità per cronici e fragili, un punto è già attivo a Mariano Comense o le case di comunità, per fare rete con i medici di medicina generale e aiutare scompensati e diabetici. In un recente comunicato la Regione sul tema ha spiegato che «a tutt’oggi è sempre stata garantita la piena funzionalità della rete di Pronto soccorso regionale».

«L’obiettivo di rispondere alle emergenze di salute dei cittadini lombardi- si legge nella nota - è perseguito attraverso l’impiego di proprio personale strutturato. Nei casi in cui la carenza di medici specialisti e le momentanee difficoltà di reclutamento mettono a repentaglio il pieno funzionamento dei servizi di Pronto soccorso, Regione ricorre a contrattualizzazioni con cooperative in grado di offrire personale idoneo. Si tratta di soluzioni temporanee e percentualmente marginali. Tali soluzioni sono in grado però di garantire piena efficienza della rete di Pronto soccorso che, con l’avvio delle case di comunità e la riorganizzazione della medicina territoriale, per la quale confidiamo nella piena collaborazione dei medici di medicina generale, saranno progressivamente sgravati da accessi inappropriati». S. Bac.

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