I ragazzi scrivono peggio: effetto Dad? «Non solo. Pochi libri e incidono i social»

Scuola Presidi e docenti di Italiano notano che i ragazzi hanno più difficoltà rispetto al passato: «Ma non è tutta colpa del Covid. La società comunica in modo diverso, pensiamo a Whatsapp»

Gli studenti comaschi scrivono sempre peggio. Una “fatica” che emerge soprattutto al primo anno di scuola superiore. Colpa forse della didattica a distanza durante la pandemia, ma anche, più in generale, dei social e di un mondo che oggi comunica in maniera sempre più frenetica.

In questi giorni la maggioranza degli istituti superiori in città stanno iniziando gli scrutini per il primo trimestre. Nel successivo pentamestre ci sarà più tempo per recuperare le eventuali insufficienze.

Lo scenario

Dai consigli emerge un primo dato, una tendenza diffusa. «Gli studenti delle prime stanno soffrendo nella capacità di scrittura – spiega Angelo Valtorta, preside del liceo Volta – non ci sono gravi e frequenti insufficienze, sia chiaro, ma notiamo in generale delle abilità meno consolidate in uscita dalla terza media. Forse pesa la pandemia. Questi alunni in prima media, di fatto, hanno frequentato a distanza. Il secondo anno si sono dovuti confrontare con diverse difficoltà e, arrivati in terza, sono usciti con qualche fatica che dovremo ora recuperare».

Succede soprattutto, spiegano dal Setificio, a chi aveva già delle difficoltà, magari di tipo personale, familiare. «Scrivere significa comunicare – riflette Linda Cavadini, docente di Italiano al Giovio e in precedenza alle medie di Prestino – e oggi la comunicazione è molto più orale, meno scritta. C’è un flusso continuo e veloce che si muove anche su strumenti come Whatsapp che ha usi e regole molto differenti rispetto al passato. Il modo di scrivere è molto cambiato. Il tema è complesso e non penso sia tutta colpa del Covid. Forse la pandemia ha accelerato questo processo».

Un ritorno progressivo alla normalità nelle scuole fa sperare in un recupero pieno delle competenze maturate dagli studenti. «Infatti rispetto alla pandemia i primi dati Invalsi sono già abbastanza incoraggianti – commenta Nicola D’Antonio, dirigente scolastico del Giovio – Le difficoltà nella scrittura degli studenti esistono, ma sono anche un prodotto della nostra società. Una società che ha un modo di comunicare sempre più sintetico e rapido. Dietro alla scrittura c’è l’organizzazione del pensiero, la capacità di sintesi. I ritardi che mostrano alcuni alunni delle prime si vedono anche nelle terze».

Nuovi linguaggi

Insomma non pesa soltanto la didattica a distanza, ma anche un generale mutamento della scrittura, come pure della lettura. «I nostri alunni oggi leggono meno – dice Valentina Grohovaz, preside dell’Istituto comprensivo Como Centro – ed è un elemento che, come ovvio, condiziona l’abilità di scrittura. La produzione di testi oggi passa attraverso il computer e il telefono, è meno sviluppata. I linguaggi sono più visivi, immediati. Può darsi che le nuove generazioni abbiano tanti altri stimoli diversi, ma l’approccio al classico libro è molto meno presente. Si tratta di abitudini che poi emergono nelle valutazioni e sulle quali stiamo lavorando».

Il provveditorato ha aperto un tavolo sull’orientamento al quale siedono sia i presidi e i docenti delle medie che quelli delle superiori.

Anche le capacità richieste nel delicato passaggio verso la maturità sono all’ordine del giorno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA