Il Comune si dimentica le casette dell’acqua. E in sette anni non ha mai chiesto il canone

Il caso L’Amministrazione si è “scordata” dell’occupazione di suolo pubblico: zero euro incassati. L’assessore scopre l’incredibile svista: «Nessuno ha detto ai privati che dovevano pagare...»

Il Comune si dimentica le casette dell’acqua. E in sette anni non ha mai chiesto il canone
La casetta dell’acqua ad Albate, vicino alla Cascina Massée
(Foto di butti)

In Comune nessuno, negli ultimi sette anni, si è preso la briga di far pagare le tasse all’azienda che gestisce le casette dell’acqua. Non solo, ma la cifra del canone per l’occupazione del suolo non è mai stata comunicata e nemmeno quantificata. La clamorosa svista è emersa per caso. E solo adesso i servizi di riscossione stanno calcolando gli importi dovuti.

Nel febbraio 2016 la ditta lecchese Imsa, vinto il bando, ha sottoscritto con il Comune una convenzione per il servizio di distribuzione automatica dell’acqua attraverso l’installazione di cinque casette. In cambio «il concessionario si impegna a pagare il canone annuo di occupazione del suolo pubblico calcolato in base alle tariffe vigenti». Solo che gli uffici non hanno mai calcolato l’ammontare della tassa, per una imposta che varia non solo a seconda dei metri quadrati occupati, ma anche in base all’ubicazione, ad esempio in centro costa più che in periferia. La convenzione aveva una durata di cinque anni. Nel 2021 Imsa ha chiesto una proroga che non è stata concessa. Ma nemmeno durante questo passaggio gli uffici comunali si sono attivati per far rispettare le regole.

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