Il delitto nel parcheggio in via Giussani. L’esperto della Procura: «L’omicida era capace di intendere»

L’indagine Per il consulente della Procura. Querenzi, in cella per la morte di Giuseppe Mazza, è mentalmente sano

L’omicida di via Giussani è «capace di intendere e di volere». A dirlo è il consulente della Procura di Como che ha effettuato la consulenza psichiatrica su Omar Querenzi, 32 anni di Albiolo accusato di aver ucciso Giuseppe Mazza lo scorso mese di agosto a Rebbio. «Capace di intendere e di volere», seppur con profili di psicosi in presenza dell’abuso di stupefacenti. È la conclusione depositata sul tavolo del pm Simone Pizzotti. Si tratta dell’ultimo accertamento atteso prima della chiusura dell’indagine

Una consulenza che non soddisfa la difesa, con gli avvocati Pasquale Saggiomo e Denise Canu che stanno a loro volta completando un lavoro sulla mente di Querenzi affidato ai loro consulenti. Giuseppe Mazza – nato in Valtellina, ma con una vita trascorsa tra Rebbio e Breccia – a cavallo di mezzogiorno dell11 agosto scorso era stato ucciso con un colpo di bottiglia alla gola mentre si trovava seduto nella propria auto parcheggiata nell’area di sosta esterna alle scuole di via Giussani. L’assassino non ebbe pietà, uccidendolo con un colpo profondo, alla gola. Un’aggressione durata non più di una ventina di secondi, fulminante.

In carcere, fin dal primo giorno, sospettato per l’omicidio e colpito da una ordinanza era finito Omar Querenzi. La Procura, prima di affidare l’incarico al proprio consulente per la valutazione della mente dell’uomo di Albiolo, aveva affidato altri compiti sia all’anatomopatologo – con i dettagli del minuscolo pezzo di vetro trovato nella ferita mortale, compatibile con la bottiglia che era stata vista impugnare da Querenzi poco prima – sia in merito a rilievi dattiloscopici sulle impronte digitali presenti sull’auto della vittima, sia infine sulle tracce di sangue presenti nella Volkswagen e sugli indumenti indossati dall’indagato al momento dell’arrivo delle volanti.

Abiti – un paio di pantaloncini e una maglietta – che erano stati posti sotto sequestro e consegnati al genetista Carlo Previderè. Querenzi era stato anche ripreso da più telecamere lungo la via Giussani e in via Paoli, elementi che confermerebbero la sua presenza sul luogo del delitto.

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