Il giudice che ha prosciolto la Pallanuoto Como: «La gestione della sede di viale Geno? Ancora sub iudice»

La sentenza Le accuse di turbativa d’asta cadute perché «la proceduta è oggetto di un articolato contenzioso amministrativo di grande complessità e ancora pendente»

«Furono gli imputati a promuovere il contenzioso amministrativo nel quale sarebbero emersi i fatti in contestazione. Appare piuttosto singolare che un imputato che sapeva di avere commesso dei reati faccia di tutto per farli scoprire». Con queste parole il giudice Walter Lietti ha motivato la sentenza che aveva portato al «non luogo a procedere» nei confronti di Giovanni Dato, presidente di Pallanuoto Como, Federica Dato, amministratrice della stessa società e Carlo Lazarich, legale rappresentante di Crocera Stadium. La Pallanuoto Como e i suoi rappresentanti, per il gup non turbarono il bando per l’assegnazione della piscina di viale Geno. In aula, come parti civili costituite, si erano presentate la Como Nuoto (società che aveva battagliato con Pallanuoto Como per il compendio di viale Geno) e il Comune di Como.

Secondo il giudice, «la procedura “turbata”» sarebbe ancora oggi «oggetto di un articolato contenzioso amministrativo di grande complessità e ancora pendente», già questo sarebbe «dunque sufficiente ad escludere un proficuo esercizio dell’azione penale». Inoltre, e queste parole sono un po’ anche l’anticamera di quello che potrebbe ancora accadere, «l’aggiudicazione della gara è ancora sub iudice», con la riapertura anche «dell’istruttoria per l’attribuzione dei punteggi». Insomma, in questa incertezza che ancora pende su una vicenda «non penale ma da tenere in ambito amministrativo», risulta «velleitaria una previsione di condanna rispetto allo sviamento di una gara il cui turbamento deriva piuttosto dalla scarsa chiarezza iniziale del bando anziché da condotte degli imputati».

Parole nettissime, che sono state seguite – nella giornata di ieri – da un comunicato di “fuoco” della Pallanuoto Como che non ha mancato di tirare in mezzo anche il sindaco Alessandro Rapinese. «Siamo all’ultima tappa di una vicenda surreale – si legge – nella quale Pallanuoto Como ha avuto varie sentenze a favore e ciononostante non solo non si è mai vista consegnare le chiavi del compendio ma si è anche trovata a fronteggiare accuse gravissime e una feroce campagna mediatica alimentata da soggetti che oggi ricoprono alti ruoli istituzionali».

Giovanni Dato: «Si apre il momento delle domande e dei chiarimenti. Il Comune ha sposato acriticamente una linea priva di fondamento»

«Si apre il momento delle domande e dei chiarimenti» prosegue la società che attacca il Comune per aver sposato «acriticamente una linea priva di fondamento». Poi la provocazione: «Il Comune di Como è stato un arbitro imparziale?». Il tutto «a spese del buon nome di Giovanni Dato e di Pallanuoto Como, infangati dall’attuale sindaco di Como». Pesanti anche le parole di Giovanni Dato: «Chiunque in questa città voglia partecipare a un bando con un serio progetto imprenditoriale (offrendo il doppio rispetto al concorrente) non può essere travolto solo perché infastidisce certi interessi consolidati. L’odissea che ci ha riguardato implica delle ben precise responsabilità non solo politiche e i soggetti interessati ne risponderanno nelle sedi opportune».

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