Il Natale di Como dimentica... Como. Toscana, Puglia, Sicilia e tante altre regioni nelle casette: il sindaco aveva promesso prodotti locali

Il mercatino Persino nel programma elettorale Rapinese parlava di “chilometro zero” in piazza. Abbigliamento, accessori, bigiotteria, formaggi e vin brulé: quasi tutto arriva da fuori regione

Anelli, collane, braccialetti, cappelli di lana, sciarpe di lana, guanti di lana. Accanto stand di vin brulé dall’inconfondibile odore che ti raggiunge ancora prima di vedere la casetta, l’altrettanto inconfondibile odore di formaggi, tome, caciotte, burrate in arrivo da tutta Italia, che sia la Puglia, la Toscana oppure la Campania e la Sicilia. Il mercatino del “Natale a Como” è ormai pieno con (quasi) tutte le casette in funzione e la gente che cammina accanto. Pure il freddo è ormai calato sulla città, in fondo anche questo tipico del posto, il lago di Como, con il vento che soffia «e ti entra nelle ossa», come ci dice un commerciante.

Eppure una cosa stona, magari marginale, magari non fondamentale quando il tema dominante è il Natale e l’unione dei popoli, ma che era stata annunciata proprio in campagna elettorale dall’attuale sindaco Alessandro Rapinese: stiamo parlando della presenza di Como e del suo territorio proprio tra le casette in questione. Attività che si auspicavano dominanti nel mercatino che occupa il salotto cittadino.

Ieri, nell’ora della pausa pranzo, abbiamo fatto un giro per piazza Cavour. Ma di comasco – tra la quarantina di casette – abbiamo incrociato uno stand di prodotti alimentari, con l’immancabile missoltino in bella mostra, uno con il miele a chilometri zero – prezioso e buonissimo – in arrivo da Vertemate con Minoprio e uno che pareva “nostro”, chiamandosi “Lavanda del Lago”, ma che faceva riferimento ad una azienda del Bresciano. Insomma, solo due casette – notate nel nostro giro – nell’intera spianata della piazza, cui al massimo possiamo aggiungere quella del “Natale a Como” che accoglie i cittadini in uno dei varchi di ingresso.

Eppure le ambizioni erano diverse, visto che nel programma elettorale era stato scritto che «le categorie merceologiche e le attività del mercatino natalizio» sarebbero state «concordate con l’Amministrazione comunale», e che quest’ultima avrebbe dato «priorità ai prodotti a chilometro zero e, a seguire, all’artigianato e al commercio locale».

«Immagino non sia facile per le piccole aziende di prodotti tipici del territorio prendere una casetta – ci ha poi detto uno dei commercianti presenti – I costi non sono bassi (a partire da 8 mila euro per 6 metri quadri, ndr) e non c’è stato molto tempo per organizzarsi, magari l’anno prossimo andrà meglio».

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