Il Papa e Scalabrini santo: «Vedeva un mondo senza barriere. Criminale l’esclusione dei migranti»

Canonizzazione Francesco ha proclamato il santo di Como e Fino Mornasco in piazza San Pietro. Duro monito per richiamare l’esempio: «Criminale non aprire le porte a chi ha bisogno»

«Ad onore della Santissima Trinità, per l’esaltazione della fede cattolica e l’incremento della vita cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi apostoli Pietro e Paolo e nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti nostri fratelli nell’episcopato, dichiariamo e definiamo santi i beati Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti». Con questa formula solenne, pronunciata in latino, Papa Francesco ha canonizzato ieri, sul sagrato della basilica di San Pietro in Vaticano, il vescovo Giovanni Battista Scalabrini, nato l’8 luglio 1839 a Fino Mornasco e morto il 1° giugno 1905 a Piacenza, dove esercitò il ministero episcopale.

Oltre duecento pellegrini dalla Diocesi di Como, guidati dal cardinale Oscar Cantoni, hanno partecipato al rito, inserito all’interno di una solenne cappella papale. Sotto il cielo terso di Roma hanno visto il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, cardinale Marcello Semeraro, rivolgersi a papa Francesco per chiedere la canonizzazione dei due nuovi santi, di cui sono poi stati presenti brevemente i profili biografici. Il canto delle litanie dei santi ha poi preceduto la formula di canonizzazione il ringraziamento rivolto al Papa. Che ha poi presieduto la liturgia della Parola, riprendendo nell’omelia il brano evangelico di San Luca in cui, tra dieci lebbrosi guariti da Gesù, uno soltanto torna per ringraziarlo, un samaritano e, quindi, straniero. Da qui è scaturita una riflessione sull’importanza dell’accoglienza.

Papa Francesco ha invitato ad «includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni. Includere tutti». E, richiamando la figura di Scalabrini e il suo impegno per i migranti, ha invitato a pensare a quanto sia «scandalosa l’esclusione dei migranti!». Il Santo Padre l’ha addirittura definita «criminale», perché «li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale, non aprire le porte a chi ha bisogno. “No, non li escludiamo, li mandiamo via”: ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo?».

«Il vescovo Scalabrini, che fondò due Congregazioni per la cura dei migranti, affermava che nel comune camminare di coloro che emigrano non bisogna vedere solo problemi, ma anche un disegno della Provvidenza»

Altro tema emerso dal vangelo della liturgia di ieri è quello del ringraziamento. «I due santi oggi canonizzati ci ricordano l’importanza di camminare insieme e di saper ringraziare - ha affermato papa Francesco - Il vescovo Scalabrini, che fondò due Congregazioni per la cura dei migranti, una maschile e una femminile, affermava che nel comune camminare di coloro che emigrano non bisogna vedere solo problemi, ma anche un disegno della Provvidenza». Il Pontefice ha anche ricordato un’espressione del nuovo Santo («Proprio a causa delle migrazioni forzate dalle persecuzioni la Chiesa superò i confini di Gerusalemme e di Israele e divenne “cattolica”; grazie alle migrazioni di oggi la Chiesa sarà strumento di pace e di comunione tra i popoli”) e ha evidenziato come in questo periodo, in Europa, ci muova «ad aprire il cuore la migrazione degli ucraini che fuggono dalla guerra. Non dimentichiamo oggi la martoriata Ucraina! Scalabrini guardava oltre, guardava avanti, verso un mondo e una Chiesa senza barriere, senza stranieri». La liturgia eucaristica, presieduta dal cardinale Semeraro, è stata concelebrata dal cardinale Cantoni e dai preti diocesani presenti, mentre nel servizio liturgico sono stati impegnati anche i giovani del Seminario vescovile di Como.

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