Il Pura Vida paga la sanzione e riapre. Una mamma: «Servito alcol a mio figlio»

Giardini a lago Assunti i quattro buttafuori per i quali venerdì era scattata la chiusura del locale. Alcolici ai minorenni: i carabinieri documentano almeno tre casi. La Procura apre l’indagine

Il Pura Vita assume i quatto buttafuori considerati in nero dal nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri, paga una multa di 2500 euro e può così riaprire. Il tutto in attesa dell’indagine della Procura sull’accusa di aver servito alcolici a minorenni, senza preoccuparsi di chiedere la loro età.

Nella tarda mattinata di ieri, come d’altronde preannunciato dall’avvocato Andrée Cesareo, legale dei gestori del locale ai giardini a lago, si è tenuto l’incontro all’Ispettorato del lavoro di via Bellinzona dopo l’intervento di venerdì sera da parte dei carabinieri del Nil e della compagnia di Como. Appuntamento nel quale i titolari del Pura Vida hanno deciso di assumere i quattro buttafuori che, secondo l’accusa, lavoravano in nero. In questo modo è stata revocata la chiusura.

Le accuse

A nulla è servito, dunque, il tentativo di fornire spiegazioni in merito al fatto che «gli addetti alla sicurezza non sono dipendenti del Pura vida» - come sottolineato dall’avvocato - bensì persone che offrivano il loro contributo per il tramite di una collaborazione con una associazione esterna. In realtà i carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro hanno confermato le loro contestazioni: si trattava, hanno spiegato, di dipendenti a tutti gli effetti e per questo dovevano essere assunti. Lecito immaginare, viste le posizioni differenti, che il caso finirà con un ricorso davanti alla Prefettura.

Diverso è il discorso della denuncia dei titolari del locale, sempre da parte dei carabinieri, per aver servito alcolici ad almeno tre minorenni nella serata di venerdì. I militari erano intervenuti dopo alcune segnalazioni arrivate da almeno un paio di genitori, che lamentavano il fatto che i propri figli erano riusciti a procurarsi alcolici senza che nessuno, al banco, chiedesse loro un documento d’identità. In questi casi la denuncia non basta. E infatti uomini in borghese della compagnia carabinieri di Como si sono presentati al locale per monitorare la situazione. Tre le cessioni contestate: quella a una ragazza di 15 anni, a un giovane di 14 anni e - soprattutto - a un dodicenne che, stando all’accusa, davvero non poteva essere scambiato per maggiorenne. Tutte cessioni che i carabinieri hanno documentato personalmente, con la loro presenza, anche se la legale del Pura Vida sottolinea: «Avremo modo di provare l’infondatezza dell’accusa».

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La testimonianza

Nell’attesa c’è da registrare una lettera inviata al nostro giornale dalla mamma di un ragazzo comasco di 16 anni, presente venerdì sera nel locale: «Dopo il lockdown è stata per me una grande gioia sentirmi chiedere, da parte di mio figlio, la possibilità di poter uscire nelle prime sere d’estate per trascorrere tempo con amici. Ho subito pensato che, finalmente, anche i giovani stessero iniziando a riprendere quella così tanto agognata normalità, a vivere il tempo dello svago fuori casa.Sentirsi raccontare che in una di quelle sere passate ai giardini a lago, al Bar Pura Vida, la compagnia di mio figlio – quasi interamente composta da ragazzi di età compresa fra i 14 e i 16 - avesse consumato bevande alcoliche, è stato per me molto triste. Torno a sottolineare che chi scrive non vuole essere bigotta ne, tantomeno, incapace di comprendere l’importanza del divertimento. Ma è inutile ricordare quanto il consumo di alcolici nei giovanissimi sia dannoso e pericoloso».

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