Insubria, troppi veleni. E così Como perde un prof in più e pure i soldi del ministero

Università Le polemiche e i pasticci sui concorsi a Scienze umane fanno saltare il posto di storia contemporanea. I commissari chiamati a giudicare si erano dimessi per ben due volte. E sul bando indaga la Guardia di finanza

Bandiera bianca nel chiostro di Sant’Abbondio. Per uno dei tre concorsi banditi per assumere un ricercatore al Dipartimento di scienze umane di Como dell’università dell’Insubria i vertici dell’Ateneo hanno deciso di arrendersi. Impossibile portarlo a termine. Tradotto: non solo gli studenti lariani non avranno un docente di storia contemporanea in più, ma le casse universitarie perderanno anche i fondi del ministero stanziati per l’assunzione. Un fatto che finirà per rendere ancora più tesi i rapporti interni all’Insubria e, in particolare, al Disuit (il Dipartimento di scienze umane, appunto). La decisione di non procedere con il concorso, è legata alle dimissioni annunciate nel luglio scorso di due dei tre commissari d’esame nominati per giudicare i candidati. Dimissioni che seguono quelle già formalizzate mesi prima da altri docenti esterni all’Ateneo guidato - tra mille tensioni - dal rettore Angelo Tagliabue.

La lettera anonima

Vale la pena ripercorrerla la telenovela del concorso naufragato (e con lui il “forziere” contenente i preziosi contributi da Roma).

Il 10 dicembre dello scorso anno si sorteggia la commissione giudicatrice per i posti da ricercatori in lingua e letteratura greca e di storia contemporanea, tutti afferenti al Disuit. Per quest’ultimo, i commissari cominciano i lavori di valutazione. Ma, dopo meno di tre settimane, i tre professori formalizzano le loro dimissioni. I diretti interessati non danno spiegazioni ufficiali, ma fonti interne all’Ateneo hanno fatto risalire la motivazione all’arrivo di una lettera anonima che ventilava già il nome del possibile vincitore. Inoltre su quel concorso, e non solo, sta indagando la Guardia di finanza.

Il pasticcio

Mesi dopo il Dipartimento di scienze umane ci riprova. Ma qui non c’entrano corvi o inchieste, bensì una decisione che si rivela un pasticcio. Infatti nel decreto di nomina della nuova commissione, datato 8 luglio, si scopre che tra i “iudici” vi sono due professori che lavorano e insegnano nello stesso Ateneo, l’università di Bologna. Il regolamento dell’Insubria dice però chiaramente che «la commissione è composta da tre professori di ruolo di cui almeno uno di prima fascia, inquadrati nel settore concorsuale oggetto della selezione, appartenenti ai ruoli di atenei diversi tra loro». Il senso è chiaramente quello di garantire una pluralità di teste non legate tra loro, così da assicurare la più ampia autonomia valutativa. Saputo della violazione al regolamento, il 19 e il 22 luglio i due docenti bolognesi si dimettono.

Ci sarebbe tempo entro fine anno per provare a nominare una nuova commissione. Ma visti i precedenti, in via Sant’Abbondio si è deciso di alzare bandiera bianca. Addio prof di storia contemporanea. E addio anche ai contributi dal ministero.

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