«Io, fuggita dall’università dell’Insubria. Qui un clima insostenibile»

Università Professoressa associata racconta gli scontri dentro l’ateneo: «Liti e veleni nati per i concorsi del Dipartimento di scienze umane»

«A un certo punto il clima si è fatto insostenibile. E così ho deciso di andarmene, anche se per la mia vita privata si è trattato di un sacrificio enorme». Per la prima volta da quando La Provincia ha acceso i riflettori sull’università dell’Insubria, e in particolare sul Disuit (Dipartimento di scienze umane e innovazione del territorio) di Como (al centro, peraltro, di un’inchiesta della Procura e della Guardia di finanza), una professoressa esce allo scoperto. E racconta: «Sono dovuta fuggire in un’altra università, per poter fare il mio lavoro con serenità». Lei si chiama Micaela Latini, fino a un mese fa o poco più professoressa associata di Cultura tedesca ed estetica all’Insubria, ora in servizio all’università di Ferrara. Una «decisione sofferta» racconta lei, prima di riavvolgere il nastro dell’ultimo anno e mezzo incandescente tra le mura dell’Ateneo comasco e varesino.

«Ho iniziato a subodorare le prime tensioni nel dicembre 2020. Si avvertivano i primi attriti legati Ai posti che sarebbero stati messi a concorso, da parte del Disuit, sia per i professori ordinari che per i i ricercatori».

All’interno del Dipartimento convivono due anime: la prima, quella che raccoglie il maggior numero di studenti iscritti, è quella di scienze della comunicazione. La seconda, invece, è scienze della mediazione. La professoressa Latini faceva parte del primo corso: «Eppure ho iniziato ad avvertire che si stava creando uno squilibrio nella distribuzione delle risorse proprio a favore di scienze della comunicazione». Nonostante questo la professoressa vota a favore di tre nuovi posti per comunicazione (inglese, storia contemporanea e letteratura italiana contemporanea) e di uno, come ricercatore, per mediazione (inglese). «Il problema è che uno dei posti che avevo votato, quello di inglese destinato a comunicazione, all’improvviso si è tramutato, non si sa come, in un concorso per greco antico» prosegue.

«Quando, due mesi, dopo ho letto il verbale scoprendo questa novità, ho fatto subito presente, con altri colleghi, che le cose, secondo noi, erano andate diversamente e che greco antico non era mai stato deliberato. Abbiamo fatto richiesta in Dipartimento affinché venisse corretto in autotutela quello che secondo noi era un evidente errore.

Da quel momento il clima, nei miei confronti e in generale all’interno del Dipartimento di scienze umane, è cambiato. Ma, soprattutto, da quel momento ho perso la fiducia nei confronti del corso di laurea stesso» spiega ancora la professoressa fuggita dall’Insubria.

L’inchiesta sull’università3 uninsubria

Sono i mesi in cui deflagra pure lo scontro tra il rettore Angelo Tagliabue il vicario, Stefano Serra Capizzano, il quale decide di lasciare il Dipartimento di scienze umane. Con il passare dei mesi il clima si fa sempre più teso: «Durante i consigli di Dipartimento del 2021 sono spesso volati insulti. Indirettamente anch’io li ho subiti. In un’occasione un docente, che fa parte anche del Senato accademico, mi ha additata in malo modo semplicemente perché non ero d’accordo con le sue idee. Cinque colleghi hanno richiesto un procedimento disciplinare per quell’atteggiamento, non se n’è fatto nulla. Mentre, al contrario, il Rettore si è mosso verso altri colleghi che avevano espresso posizioni vicine a quelle del vicario».

Da qui la decisione di cercare un’alternativa. «E pensare che quando sono arrivata dall’università di Cassino, l’ho fatto perché nel progetto Disuit io credevo molto. Mai ho vissuto una situazione simile, nel mondo universitario». La chiosa finale della professoressa Latini tradisce profonda amarezza: «Noi dovremmo essere in primo luogo degli educatori ed educare impone rispetto e collaborazione. Qui ho vissuto invece attacchi e insulti in un clima che si è fatto invivibile».

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