La bancarotta della scuola d’inglese. Patteggia il presidente, sparita la socia

Palazzo di giustizia La sede cittadina del Wall Street English travolta dal fallimento 4 anni fa. Accusati di aver fatto sparire decine di migliaia di euro. La casa madre dovette risarcire i clienti

Lui patteggia. Lei è sparita e non si sa più che fine abbia fatto. Cinque anni dopo l’amara sorpresa di decine di clienti e studenti della sede comasca del Wall Street English, il giudice emette la prima sentenza per il fallimento della società che gestiva il franchising nella nostra città. L’ex presidente del consiglio di amministrazione ha patteggiato la sua pena, a due anni di reclusione con la sospensione condizionale. Mentre la sua socia, e consigliera all’interno del Cda, in questi anni si è resa di fatto irreperibile.

La sede chiusa e il fallimento

La vicenda, come detto, non è certo fresca. Anzi, la giustizia non sembra aver avuto fretta di arrivare alla conclusione quantomeno del primo grado visto che il fallimento della Wall Street Como srl risale al marzo 2019 e che la chiusura improvvisa della sede, con docenti rimasti senza stipendio e studenti rimasti senza lezioni - pur avendo anticipato i pagamenti - risale addirittura alla primavera precedente, e dunque a ben cinque anni fa.

Era Pasqua e Andrea Citterio, 47 anni di Giussano, e Francesca Stasi, 49 anni residente a Como, dopo la chiusura della sede di via Garibaldi in città per la settimana di festività si erano improvvisamente smaterializzati. Anche la “casa madre” (che ha provveduto a non lasciare nessuno studente senza i corsi pagati) aveva cercato, invano, di contattarli per comprendere cosa stesse succedendo, visto che con il passare dei giorni crescevano le mail e le telefonate di clienti che avevano investito sui corsi ma continuavano a trovare la scuola chiusa.

L’indagine, seguita alle denunce e successivamente alla dichiarazione di fallimento della srl, avevano portato alla luce due circostanze in particolare. La prima: già nel 2016 la società era in stato di insolvenza, avendo chiuso il bilancio con un patrimonio negativo di oltre 126mila euro. La seconda: tra il 2016 e la Pasqua del 2018 la carta di credito aziendale, riconducibile ai due amministratori, è stata utilizzata per effettuare prelievi in contanti per una cifra di poco inferiore ai 70mila euro. E questo nonostante le difficoltà di bilancio.

L’udienza preliminare

Da qui l’accusa di bancarotta fraudolenta per entrambi gli amministratori. La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per i due imputati già nel 2021, ma ci sono voluti ben un anno e sei mesi prima di arrivare all’udienza davanti al giudice.

Se il presidente del Cda (difeso dagli avvocati Massimo Tebaldi e Chiara Massironi del foro di Lecco) ha deciso di chiudere i conti con la giustizia con un patteggiamento a due anni di reclusione - formalizzato nei giorni scorsi davanti al giudice delle udienze preliminari di Como - la sua socia (difesa dall’avvocato Massimo Di Marco, del foro cittadino) risulta di fatto irreperibile. Pare essere scomparsa e così il magistrato ha disposto nuove ricerche a suo carico e aggiornato, per lei, l’udienza al prossimo mese di maggio.

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