La posizione delle femministe: «No al mercato del nostro corpo»

Le opinioni Grazia Villa: «La madre naturale non può “sparire”»Pintacuda: «Fa orrore lo sfruttamento»

No al mercato del corpo delle donne. Anche se quello della difesa del diritto alla genitorialità resta un tema sensibile.

Posizioni sfumate all’interno del mondo che ha portato avanti a Como le lotte delle donne e per le donne. Ma il punto fermo è il rifiuto della visione del corpo femminile come oggetto da mercificare, oggi come ieri, anche se per scopi diversi.

«Sono contraria a questo tipo di pratica, che preferisco chiamare Gpa, Gravidanza per altri, piuttosto che con l’espressione “utero in affitto” - dice Grazia Villa, avvocato, impegnata da decenni sul fronte dei diritti - Non posso accettare la confusione che si sta facendo da molte parti tra questo tema e quello del riconoscimento dei figli. I figli devono poter godere di tutti i diritti, a prescindere dal tipo di famiglia e di modello di maternità che hanno alle spalle».

Diverso il tema della Gpa: «Tema molto delicato che tocca tutta una serie di famiglie, non solo quelle omogenitoriali, che fino ad oggi non potevano essere considerate. Il tema di fondo che non possiamo accettare è che la madre scompare: anche a fronte delle diverse varianti legislative che esistono a livello internazionale, il punto è che le donne che, per i motivi più diversi, accettano di essere coinvolte in queste pratiche, non possono scomparire».

Per Grazia Villa «c’è una grande confusione su tutti i piani di questo dibattito, un conto sono i diritti civili, su cui non possiamo arretrate di un passo, e un contro le filosofie – della più varia natura – che sottostanno allo sdoganameno di queste pratiche. C’è poi il tema altrettanto complicato della libertà femminile, che una certa scuola di pensiero traduce come “libertà di vendersi”, ed è la stessa ideologia che sostiene che anche quella di prostituirsi sia una libertà che compete alle donne».

«Il tema della Gpa - conclude - attiene alle lotte femministe per l’affermazione di una autentica libertà femminile, che da sempre abbiamo cercato di sottrarre sia alle logiche di mercato, sia alle regole del contratto sessuale maschile».

«Bambini e bambine figli delle coppie omogenitoriali devono avere gli stessi diritti degli altri bimbi - è anche l’opinione di Gabriella Pintacuda, altra storica femminista comasca - Ma il tema centrale oggi è che non possiamo accettare, come vuole fare il governo Meloni, che la gravidanza per altri diventi crimine universale, cioè che gli italiani che la scelgono vengano perseguiti anche ve vanno all’estero».

«Come donna - prosegue - mi fa orrore l’idea che in questo genere di gestazione vengano sfruttate le donne più povere o socialmente svantaggiate. Resta il tema del diritto alla genitorialità anche per le coppie omosessuali maschili: anche a fronte delle difficoltà ad accedere all’adozione rischiano di essere discriminate, e anche questo rappresenta una lesione di diritti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA