L’idea dei monopattini in città arriva dall’Islanda: «Como è il posto più magico del pianeta, ma servono mezzi di trasporto alternativi»

La storia Il titolare di Hopp da Reykjavik al capoluogo lariano per lanciare un nuovo modo di spostarsi

Dietro ai monopattini color verde acqua che per un paio di settimane hanno spopolato in città creando dibattito e poi ritirati dalla stessa società dopo che il Comune aveva dichiarato guerra spiegando che «non sono autorizzati» c’è una storia che unisce Como e arriva fino in Islanda.

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I monopattini elettrici dei fratelli islandesi

Titolari in franchising dell’attività Hopp in Italia e, in particolare a Como, sono infatti Thorsteinn Magnusson e Diljá Pálsdóttir, fratello e sorella. «Perché siamo venuti a Como? Siamo una piccola azienda composta solo da me, mia sorella e i nostri coniugi - spiega Magnusson -. Abbiamo viaggiato in Italia nel 2020 con nostra madre nel suo ultimo viaggio perché era malata terminale e ci siamo innamorati dell’Italia, di Como e delle persone che vivono qui. Io gestivo Hopp in una piccola città dell’Islanda. Höfn, a sud est del Paese e abbiamo visto un’opportunità per portare la nostra attività a Como». Prima di allora era stato in Italia una sola volta (non a Como), nel 1994 e di quell’occasione ricorda che aveva «la maglia dell’Ac Milan di Marco van Basten».

«Como? Uno dei posti più belli del pianeta»

Poi spiega cosa li ha spinti a lanciare i monopattini, protagonisti del dibattito cittadino delle scorse settimane: «Como perché, come tutti possono vedere, è uno dei posti più belli del pianeta. Ma quando l’abbiamo visitata abbiamo visto che è quasi impossibile prendere un taxi e quando abbiamo provato con gli autobus, erano pieni. Ecco perché abbiamo pensato che Hopp fosse il mezzo di trasporto alternativo perfetto per Como».

La mancanza di taxi e le lunghe attese dei bus: i monopattini come soluzione ai due problemi

Proprio il problema della mancanza di taxi e delle attese lunghe (e spesso inutili) oltre ai bus, soprattutto quelli diretti nelle località del lago strapieni, sono i due temi maggiormente segnalati anche nei mesi scorsi dai turisti e dagli albergatori. «Bisogna anche cercare mezzi di trasporto alternativi, l’Italia ha uno dei tassi di auto pro capite più alti d’Europa e quando i prezzi della benzina saliranno sempre di più diventerà quasi impossibile andare ovunque in macchina - prosegue - A Reykjavik, capitale dell’Islanda, Hopp è diventata il mezzo di trasporto più popolare e ora sta avviando una partnership con l’azienda di trasporto pubblico della città. Ovviamente all’inizio non tutti erano così contenti di questo nuovo modo di trasporto, poiché molte persone hanno sottolineato che è pericoloso e alcune persone lo parcheggiano in modo non corretto. Ma ancora oggi Hopp e altri monopattini sono molto meno pericolosi delle auto, e pari alle biciclette, e quando sempre più persone hanno iniziato a utilizzare il servizio, le voci negative sono diminuite». Poi tende la mano al Comune a cui chiederà probabilmente un incontro: «La mobilità elettrica è il futuro, non c’è modo di fermarlo, per questo vogliamo lavorare in collaborazione con la città di Como, e offrire un ottimo servizio che possa davvero giovare alle persone di questa fantastica città. Abbiamo provato più volte a organizzare incontri e finora ne abbiamo avuto soltanto uno, ma capiamo anche che c’è una nuova amministrazione e che hanno bisogno di tempo per iniziare». E ribadisce: «Vogliamo davvero, e intendo davvero, lavorare con la città per trovare una soluzione a beneficio di tutti».

Un’innovazione celebrata in Islanda

Inutile chiedergli come sia andata in Islanda con i monopattini per quanto riguarda i permessi: «Onestamente - conclude - è come essere in due mondi diversi. In Islanda questa innovazione è stata celebrata dalle autorità poiché si tratta di un mezzo di trasporto alternativo molto rispettoso dell’ambiente. Hopp è ora in quasi tutte le città del Paese ed è usato regolarmente da tutti, dal pescatore al primo ministro. Ma forse questo è un paragone ingiusto, visto che siamo un Paese di sole 360mila persone rispetto all’Italia che ne ha milioni».

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