Lipomo, scommesse non pagate: condannato a tre anni e mezzo

Il caso Cliente abituale di un bar, aveva conquistato la fiducia del titolare, senza saldargli le scommesse sui cavalli

Ogni mattina, alle sette in punto, all’avvio dell’attività, si presentava nella ricevitoria di Lipomo, sulla Provinciale per Lecco, per giocare ai cavalli e divertirsi con le scommesse ippiche. Unico cliente, tra l’altro, del locale che aveva questa passione. Una quotidianità che aveva creato un legame tra il titolare e l’avventore, quasi un rapporto di amicizia. Tanto che il responsabile della ricevitoria, 66 anni, era arrivato a fidarsi di lui affidandogli un terminale, il numero 1.

Nei guai un uomo di 62 anni

Su quello stesso apparecchio, tuttavia, un uomo di 62 anni di Lipomo, per cinque anni ha scommesso sui cavalli “dimenticandosi” di pagare la stragrande maggioranza delle puntate.

Basti dire al riguardo che nel capo di imputazione, il pm Massimo Astori sottolinea come «dopo averne nascoste il maggior numero, pagava solo una minima parte di quelle effettivamente stampate e giocate pari a 200 mila euro». Difficile, insomma, stabilire l’esatto ammanco di cassa per la ricevitoria, ma senza dubbio le cifre sono da ritenere ingenti.

La vicenda, aperta con l’ipotesi di reato di furto aggravato proprio dal fatto di aver cagionato alla persona offesa (rappresentata in aula dall’avvocato Roberto Rallo) un danno patrimoniale di rilevante gravità, si è conclusa ieri mattina in tribunale a Como con la condanna dell’uomo di Lipomo alla pena di tre anni e sei mesi. La decisione è stata presa dal giudice monocratico Maria Luisa Lo Gatto, che ha inflitto anche una multa da 1.200 euro e una provvisionale in favore della parte civile che è stata quantificata in 80 mila euro, in attesa di definire l’esatto danno in sede civile.

L’uomo, che come detto era un cliente abituale del bar, era riuscito a conquistare la fiducia del titolare al punto da essere autorizzato a operare lui stesso direttamente sul terminale delle scommesse ippiche.

I conti del bar non tornavano

Questo anche alla luce del fatto che praticamente nessun altro faceva scommesse analoghe, e il cliente era diventato pratico anche dal punto di vista operativo. E così era lui a piazzare le puntate e a stampare e schedine, presentandosi poi alla cassa per il pagamento. Peccato che, stando a quanto ricostruito dalla Procura con l’indagine del pm Astori, la maggior parte delle schedine una volta stampate le infilava in tasca di nascosto.

Solo nel 2018 il titolare, preoccupato perché i contro della ricevitoria non tornavano, si era accorto dell’anomalia che risaliva addirittura al 2013. Arrivando infine a denunciare quel cliente che credeva amico ma che amico non era.
M. Pev.

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