L’Italia e il crimine vanno meno d’accordo di quanto si pensi

Dati Siamo il secondo paese più sicuro d’Europa in termini di tasso di omicidi (secondi solo a Norvegia e Svizzera) e ci posizioniamo bene anche in termini di rapine. Perchè allora la percezione dell’Italia come Paese poco sicuro è così diffusa? E i comaschi si sentono sicuri a Como? Fatecelo sapere nel sondaggio

Il Paese dove tutto è concesso, dove i furti avvengono ogni due per tre, dove è facile sfuggire alla giustizia e molto difficile invece ottenere una condanna, il Paese dove insomma è possibile essere criminali e restare impuniti molto più che altrove. Ma è davvero realistico il quadro dell’Italia che troppo spesso viene proposto? La risposta è nel bilancio di fine anno stilato dalla polizia criminale italiana.

Diamo uno sguardo al 2022, in particolare a quanto è accaduto da gennaio a novembre e confrontiamo queste informazioni con lo stesso periodo, ma nel 2021: se è vero che è riscontrabile un incremento del numero di reati di circa il 3%, restano però due dati molto interessanti da prendere in considerazione. In primo luogo, è significativo notare che la delittuosità in Italia è nettamente inferiore oggi rispetto al periodo pre pandemico (tenendo il 2019 come anno di riferimento). In secondo luogo, l’Italia non si attesa affatto in fondo alla classifica dei Paesi europei in termini di sicurezza e di contrasto alla criminalità, anzi.

Tasso di omicidio in Italia

Fin dal reato più grave, l’omicidio, l’Italia infatti si posiziona tra i Paesi europei che registrano i numeri più bassi: nel nostro Paese, dall’inizio del 2022 al 28 dicembre scorso si sono registrati 309 omicidi, con 122 vittime donne di cui 100 uccise in ambito familiare o affettivo, 59 di loro sono state uccise per mano del partner o ex partner. Basti pensare che nel 1990 gli omicidi in Italia erano 3.012 e negli ultimi 15 anni la curva è in costante calo (erano 632 nel 2007).

Ma se la buona notizia è che il crimine in Italia va diminuendo ormai da parecchi anni, cosa si può dire del confronto con altri Paesi europei? In questo caso, gli ultimi dati disponibili rispetto al tasso di omicidi ogni centomila abitanti risalgono a un’indagine effettuata da Eurostat nel 2017, dove però appariva con chiarezza come l’Italia non fosse affatto sotto questo punto di vista il Paese meno sicuro d’Europa. L’analisi del numero di omicidi ogni 100 mila abitanti, su 32 Paesi presi in esame, portala l’Italia a classificarsi come paese molto sicuro, secondo solo a Norvegia e Svizzera, contrariamente ai tassi più elevati di Germania (0,9%), Regno Unito (1,2%) e Francia (1,4%).

Gli italiani si sentono meno sicuri dopo la pandemia

Allora a cosa si deve una percezione della sicurezza in Italia così distorta rispetto alla realtà dimostrata dai dati? Prevedibilmente una risposta va cercata nel fenomeno pandemico e nei lunghi strascichi che ha lasciato dietro di sé. Infatti, nonostante la minore esposizione alla criminalità, nel 2020 due terzi degli italiani hanno dichiarato immutata la loro paura di ritrovarsi vittima di reato rispetto al 2019, il 28,6 % invece si sentiva addirittura meno sicuro dell’anno precedente e solo il 4,8 ha percepito un miglioramento.

Sono soprattutto le donne a percepire un aumentato timore di subire furti, rapine e violenza (30,8%). Cosa c’entra questo col Covid? Secondo gli esperti, si tratterebbe proprio di una conseguenza psicologica della pandemia: dall’inizio della diffusione del Covid infatti si stima che gli italiani panofobici - cioè che dichiarano di non sentirsi sicuri a fare azioni quotidiane come camminare per strada da soli, prendere i mezzi di sera, stare in casa soli di notte o frequentare luoghi affollati - sono 6 milioni, di cui un numero altissimo di giovani (dati tratti dal secondo rapporto sulla Filiera della sicurezza in Italia redatto da Censis in collaborazione con Federsicurezza).

Questo accresciuto stato di allarme è riscontrabile nel concreto anche sul nostro territorio dove il timore per furti e rapine è solo in parte giustificato: se infatti è vero che il dato che riguarda i furti a Como non è inesistente ( nel 2018 i furti in abitazione denunciati dalle Forze di polizia all’Autorità giudiziaria sono stati 443 in provincia di Como), bisogna però anche sottolineare che la provincia di Como rientra in un cluster di province caratterizzate da tassi di microcriminalità, rapine, truffe informatiche e violenza sessuale inferiore alla media, secondo un’elaborazione Istat sui dati forniti dal Ministero dell’Interno e riferibili al periodo 2011-2018.

Criminalità in diminuzione in tutta Italia

Ma, come si è visto, la media nazionale della criminalità è in discesa negli ultimi anni su tutto il territorio nazionale e quindi, verosimilmente, anche la criminalità nel comasco dal 2018 ad oggi ha seguito questa tendenza. Una tendenza peraltro confermata anche dai dati del 2021 resi disponibili dagli Esperti italiani per la sicurezza, che raffrontano gli omicidi volontari su 100.000 abitanti nelle città europee più rappresentative con l’aggiunta di realtà metropolitane degli Stati Uniti e del Canada: statistiche in cui Milano e Roma sono tra le realtà più sicure con un tasso dello 0.6% (seconde solo a Madrid e Oporto).

Infatti, anche se la paura degli italiani e dei comaschi nei confronti di crimini come i furti in abitazione sia alta, analizzando i primi dieci mesi dell’anno appena concluso, si registra nel 2022 un aumento del 19,7% dei furti rispetto al 2021, con un dato che in valori assoluti è comunque inferiore a quello del periodo pre-pandemia: era di 887.905 nei primi 10 mesi del 2019, di 782.391 nei primi 10 mesi del 2022 (653.889 nei primi 10 mesi del 2021).

Infine, c’è un ultimo dato significativo fornito dal bilancio di fine anno stilato dalla polizia criminale italiana, ovvero che 2 truffe su 3 vengono commesse on-line: nel dettaglio tale percentuale è del 68,2% nei primi 10 mesi del 2022, con un marginale incremento rispetto allo stesso periodo del 2021, in cui tale valore si attestava al 66,3%.

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