L’omicidio di via Giussani poteva essere evitato. Due settimane prima fu denunciato a Varese, ma nessuno fece nulla

Il retroscena Non fu ricoverato solo a Como prima dell’agguato mortale. A fine luglio era già stato sedato e denunciato anche all’ospedale di Varese

Secondo la squadra Mobile di Como e la procura cittadina, la serie di atti di violenza messi in scena da Omar Querenzi (33 anni di Albiolo) che portarono al tentato omicidio di un giovane del Salvador e al successivo omicidio di Giuseppe Mazza, vicende avvenute entrambi a cavallo di mezzogiorno dell’11 agosto 2022 (Mazza era stato ucciso con un coccio di vetro mentre si trovava in auto in via Giussani a Rebbio), erano stati anticipati da un ricovero al pronto soccorso del Sant’Anna – il giorno prima – e da una dimissione avvenuta la mattina stessa in cui iniziò poi la striscia di sangue.

Il 10 agosto infatti, Querenzi, una volta giunto al Sant’Anna, si era reso protagonista di una aggressione a pazienti ed operatori che aveva reso necessario l’intervento degli agenti di polizia. L’uomo era poi stato portato in osservazione e, dopo una notte in ospedale, dimesso la mattina dopo tre quarti d’ora prima dell’inizio di azioni violente che contarono anche sull’aggressione di due bambini prima del già annunciato tentato omicidio e dell’omicidio che la procura (pm Simone Pizzotti) gli contesta. Bene, nell’ambito dell’indagine che è ancora in pieno svolgimento, è emerso un precedente di pochi giorni prima – del 25 luglio – in cui Querenzi mise in scena la stessa escalation (che per fortuna si fermò prima) ma non a Como, bensì all’ospedale di Circolo di Varese. Anche in quella occasione, conclusa poi con una denuncia finita sul tavolo dei pm della vicina provincia, il trentatreenne andò in escandescenza al pronto soccorso e fu necessario richiamare l’intervento dei carabinieri. I militari dell’Arma trovarono poi anche un coltello tenuto nello zainetto tanto che la segnalazione fu girata, per il porto abusivo dell’arma, alla procura di Varese.

A richiedere l’intervento dei militari fu una infermiera del pronto soccorso, alle 8.50 della mattina del 25 luglio. Pare inoltre che Querenzi – fuori controllo – fu sedato e immobilizzato. L’infermiera fu anche minacciata palesemente con un fin troppo chiaro «ti ammazzo». L’uomo fu poi dimesso il giorno successivo e ritornò ad Albiolo, nel punto fuori casa dove dormiva, su un materasso posto in cortile. L’episodio appena descritto avvenne solo due settimane prima del nuovo accesso al pronto soccorso del Sant’Anna con dinamiche in tutto e per tutto identiche a quelle viste a Varese. Solo che, una volta dimesso, Querenzi – secondo la procura – non rientrò a casa ma iniziò il suo giro di morte tra Montano Lucino e Rebbio.

Inevitabile, anche alla luce di quello che accadde, porsi domande. Quanto avvenuto in via Giussani l’11 agosto dello scorso anno, poteva in qualche modo essere previsto? L’inchiesta della procura intanto prosegue: il pm nei giorni scorsi ha infatti deciso di affidare l’incarico ad un proprio consulente per la valutazione psichiatrica della mente di Querenzi. L’indagato, assistito dagli avvocati Denise Canu e Pasquale Saggiomo, è detenuto a Pavia.

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