Paratie, l’ira delle difese: «Inchiesta eccessiva, assolvete gli imputati»

Il processoIn Tribunale a Milano la parola agli avvocati . Documento depositato dal legale dell’ex sindaco: «Anche Regione ha cambiato il progetto come Lucini»

Un’inchiesta «ipertrofica», eccessiva, «anabolizzata per colmare il fatto che non ci sono reati di arricchimento». Le difese degli imputati del processo paratie, tornato ad attaccare l’indagine della Procura di Como. E lo fanno davanti ai giudici della corte d’Appello, nell’udienza dedicata alle arringhe difensive degli avvocati Elisabetta Di Matteo (che difende l’ex dirigente del Comune Antonio Viola), Walter Gatti (per Stefano Bruni e per il dirigente Antonio Ferro), Graziella Foti e Simone Gatto (per l’imprenditore Giovanni Foti).

L’avvocato Di Matteo ha ripercorso lo spirito del progetto paratie, nulla a che vedere con un’idea per “arredare” o “abbellire” il lungolago, ma pensato come opera idraulica di alta tecnologia per fermare le acque. Non un vezzo pensato dalle amministrazioni, dunque. In merito all’accusa di corruzione mossa a Viola, l’avvocato ha rimarcato quanto già sottolineato in primo grado ovvero che «non ci sono atti né prove che documentino l’accordo corruttivo» per i lavori in via Peltrera. Così come fatto in primo grado, anche ieri il legale ha chiesto l’assoluzione formula piena.

«Processo ipertrofico»

Walter Gatti, per conto suo, hanno censurato il metodo «del pubblico ministero che ha anabolizzato un processo ipertrofico per colmare il fatto che non ci sono reati di arricchimento». Dopo la sentenza di primo grado in molti commentarono: il gigante ha partorito un topolino. Concetto che il difensore di Bruni e Ferro ha ripreso.

«La debolezza del teorema accusatorio è evidente, e infatti lo stesso Tribunale lo ha fatto a pezzi». Ma i giudici di Como, ha detto il penalista comasco, «coerentemente con le premesse e le tante assoluzioni, avrebbe dovuto avere il coraggio di andare fino in fondo» anche perché, questa la tesi, gli atti dell’amministrazione Lucini «sono stati fatti per interesse pubblico per salvare l’appalto».

Lo stesso avvocato Gatti è anche tornato a parlare della cosiddetta sorpresa geologica, ovvero il motivo - contestato da Anac e Procura - che spinse Lucini a cambiare il progetto in modo sostanziale: «Il lago di Como non è il mare di Venezia, è molto peggio».

Il documento

Un tema riportato d’attualità anche dall’avvocato Andrea Panzeri, legale dell’ex sindaco Lucini, che ha depositato la perizia di variante che la società Aria, di Regione Lombardia, è stata costretta a presentare nel settembre 2021 e che la giustifica proprio con quelle ragioni legate alla imprevedibilità del fondo del lago. In una parola: all’imprevisto geologico, contestato all’ex giunta Lucini come una “scusa”.

Infine hanno parlato gli avvocati Graziella Foti e Simone Gatto. Quest’ultimo ha attaccato frontalmente il ricorso della Procura di Como: «Addirittura si è arrivato a chiedere di non concedere le attenuanti generiche a Foti perché ha avuto uno zio condannato trent’anni fa. Questo è l’emblema del pregiudizio». L’avvocato Foti ha invece attaccato gli arresti domiciliari del suo cliente: «Con la sentenza di primo grado, che ha condannato per rivelazione di segreto d’ufficio, nessuno lo avrebbe potuto arrestare».

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