Pochi letti e medici
Il Pronto soccorso
così non regge più

Como: Sant’Anna, moltissimi accessi: barelle in corridoio. Le ambulanze restano ferme ore con i pazienti a bordo. Non c’è posto nei reparti per chi dev’essere ricoverato

Medici e infermieri in fuga, spazi ridotti, troppo pochi posti letto rispetto al numero di abitanti, medici di famiglia non sempre contattabili e, in generale (Sant’Anna a parte) gli altri reparti d’emergenza della provincia o sono disposti a ricevere un numero limitato di pazienti, o non possono garantire tutte le specialità necessarie in un Pronto soccorso.

Al capezzale della sanità comasca malata, il dato più allarmante è sicuramente quello che riguarda i reparti deputati all’emergenza quotidiana. Anche ieri le sale d’aspetto del Pronto soccorso erano affollate in tutta la provincia. Non solo al Sant’Anna e al Valduce, di recente in forte difficoltà, ma anche all’ospedale di Cantù e di Erba. Il problema è che non c’è bisogno di un’emergenza perché ciò avvenga: ormai è la quotidianità.

A San Fermo il reparto è in perenne sovraffollamento. Oltre i 149 accessi giornalieri scatta l’emergenza. A marzo per 25 giorni il ha ricevuto più pazienti rispetto alle possibilità. Solo durante sei giorni non si è arrivati a questa asticella, anche se è stata sfiorata. Per sovraffollamento, lo ricordiamo, il ministero della Salute intende una sproporzione tra la domanda sanitaria dei pazienti e le risorse a disposizione dell’ospedale

Mezzi in coda

I soccorritori raccontano che i mezzi d’emergenza sostano in alcuni casi per ore fuori dai nosocomi comaschi in attesa (soprattutto al Valduce). Alcuni volontari spiegano di aver aspettato, a inizio settimana, perfino sette ore ai cancelli di via Santo Garovaglio. Con barelle chieste in prestito alle ambulanze dagli ospedalieri perché all’interno del Pronto soccorso tutti i lettini nei corridoi erano al completo.

I pazienti invece lamentano di essere sistemati per giorni nei corridoi. È vero che c’è ancora una coda di pandemia: i reparti d’emergenza che devono organizzare i percorsi puliti e sporchi. Per restare al Sant’Anna, però, i positivi entrati in Pronto soccorso sempre a marzo sono stati al massimo 13 al giorno. Questo annoso problema era presente già prima della pandemia, adesso si è aggravato.

La Regione, con l’ultima riforma, sta cercando di allestire gli ospedali di comunità per aumentare la disponibilità di letti per i pazienti non gravi così da liberare posti per gli interventi più acuti. Nel Comasco in totale l’obiettivo entro due anni è allestire 80 posti.

Sempre la Regione nel mentre vorrebbe indirizzare i bisogni di cura non urgenti verso le case di comunità, verso i medici di famiglia che non fanno da filtro e sono oberati dalla burocrazia. Inoltre da anni si discute di ingrandire il Pronto soccorso del nuovo Sant’Anna.

Tanti problemi

C’è poi un grave problema di risorse umane, i sanitari scappano dai Pronto soccorso e gli ospedali faticano ad assumere altro personale.

Un quadro insomma, affatto rassicurante. E difficilmente i problemi potranno essere risolti in poco tempo, visto che vanno a toccare l’assetto complessivo della sanità sul territorio. Più volte Asst Lariana ha ricordato - e non può essere un caso - di essere «solo uno degli attori della sanità comasca». S. Bac.

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