Pochi soldi per i pensionamenti e tanta burocrazia. Allarme dei medici: «Siamo invisibili»

Il caso Nella relazione annuale il presidente dell’Ordine evidenzia una serie di gravi problemi : «Non c’è ricambio generazionale, nel 2026 il picco di cessazioni. Dalla Regione zero risposte»

Nella prima pagina della relazione annuale dell’assemblea dell’Ordine dei medici di Como, che si è tenuta a inizio mese, i camici bianchi vengono descritti come «invisibili».

«È un triste slogan per evidenziare l’indifferenza del mondo politico – si legge nella relazione firmata dal presidente Gianluigi Spata - di chi dovrebbe prendersi carico dei gravi problemi del nostro sistema sanitario».

Sono poche secondo i medici le risorse destinate a livello nazionale a una sanità da risollevare perché messa in ginocchio dalla pandemia. Il rapporto tra prodotto e spesa è in leggera flessione e le compensazioni coprono solo gli aumenti del caro energia. «I rilevanti investimenti resi possibili dal Pnrr devono puntare a recuperare un più efficiente assetto organizzativo più che ad accrescere le strutture. Se la spesa corrente rimarrà la stessa, a fronte di una popolazione sempre più anziana e dunque esposta a cronicità, sarà necessario un miglioramento della qualità dei servizi».

Bisogni sempre maggiori

Le energie sono sempre più ridotte davanti a dei bisogni sempre più grandi. Ma secondo l’Ordine manca il capitale umano. Entro il 2026 raggiungeremo nel nostro territorio il picco di pensionamenti annuali tra i camici bianchi, le cessazioni inizieranno poi a calare attestandosi ai livelli pre pandemici entro la prossima decade. A Como e provincia dal 2022 sono stati pubblicati più di un centinaio di avvisi di pensionamento, sostituzione o di nuovi titolari tra i medici di famiglia e i pediatri.

Specializzazioni e “borse”

Di contro c’è il mancato ricambio generazionale, molte borse non vengono assegnate, diverse specialità mediche non vengono scelte dai novelli dottori. Medici di medicina generale, medici d’emergenza urgenza, anestesisti, queste le categorie più colpite. Il 18% dei banchi disponibili in Lombardia non è stato assegnato o è stato nel corso degli studi abbandonato. Per l’Ordine dei medici di Como troppi soldi vanno alla digitalizzazione quando «i professionisti continuano purtroppo ad essere considerati un costo e non un valore». Colpisce anche questo passaggio della relazione: «Siamo stati molto attivi e propositivi anche con il nostro ultimo assessorato, inviando molti documenti nei quali ci siamo sempre resi disponibili a una fattiva collaborazione. Purtroppo, incomprensibilmente non abbiamo mai ricevuto una risposta».

«Per anni abbiamo denunciato a tutti i livelli il calo dei medici, le previsioni pensionistiche, la mancata formazione delle nuove generazioni – spiega Spata – ma non siamo stati ascoltati. La gobba pensionistica inizia a calare tra non meno di tre anni. Abbiamo davanti un periodo di difficoltà. Detto che per attrarre nuove energie dobbiamo rendere la professione più attrattiva. Non solo economicamente. I medici di famiglia sono oberati di burocrazia, mentre potrebbero dedicare tempo a fare visite e riuniti in gruppo potrebbero offrire approfondimenti di primo livello. Ecografie e spirometria, magari nelle case di comunità, ancora in parte vuote. Altri colleghi come gli specialisti in forze al Pronto soccorso meritano condizioni di lavoro diverse, operano in un clima teso e pesante, con grandi responsabilità. Ma se mancano i letti nei nostri ospedali, e a Como mancano, la colpa non è loro».

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