Referendum svizzeri, sì alla legge Covid
Bocciata (per poco) la svolta ecologista

In Ticino la gestione della pandemia è stata promossa da quasi il 70% degli elettori. Per il taglio della Co2 i “no” al 51,6%: ha pesato la paura di aumenti del costo del carburante

Sì alla linea del Governo sulla gestione della pandemia (il nodo del contendere era legato alla presunta dittatura sanitaria ed economica del Consiglio federale), no di misura alla svolta ecologista legata alla nuova “Legge sul Co2”, che avrebbe portato la Confederazione a diminuire le emissioni in atmosfera del 30% entro il 2030.

Il verdetto delle urne

Questo il responso delle urne dopo la domenica in cui gli elettori svizzeri sono stati chiamati ad esprimersi - a livello federale - su cinque quesiti. Sulla “Legge sul Co2” da giorni i riflettori di diversi Paesi europei (e non) si erano accesi sulla Svizzera, alla luce anche della larga affermazione dei Verdi alle ultime elezioni politiche. Legge che invece è stata bocciata dal 51,6% degli aventi diritto e da ben 21 Cantoni. Il testo è stato respinto al mittente con 103 mila voti di scarto. Il Ticino ed i Grigioni hanno guidato l’agguerrito drappello dei “no”. Alla vigilia il “sì” veniva dato in vantaggio, ma a spaventare gli elettori, alla luce anche delle nuove dinamiche economiche e sociali innescate dalla pandemia, è stato lo spauracchio degli aumenti del carburante (da 5 a dodici centesimi al litro l’aumento che gli importatori di carburante avrebbero potuto applicare a benzina e diesel) e in generale del costo della vita stimato per ciascuna famiglia tra i 500 ed i 1500 annui da qui al 2030.

La Lega dei Ticinesi è stata la prima a commentare lo stop degli elettori ticinesi e rossocrociati alla “Legge sul Co2”: «I ticinesi hanno capito che questa legge è costosa, antisociale e inutile. C’è grande soddisfazione per il risultato delle urne. È stato sventato l’ennesimo assalto alle tasche dei cittadini». «Ciò non toglie che il Parlamento debba rimettersi al più presto al lavoro per mantenere gli impegni presi con l’Accordo di Parigi», ha obiettato in una nota EconomieSuisse.

Ben più robusto invece il sostegno degli elettori alla linea del Governo sulla “Legge Covid”, votata dal 60,2% degli aventi diritto. I 30 miliardi di franchi messi in campo da Berna per arginare la pandemia - in primis cercando di limitare attraverso il lavoro ridotto, l’omologo della nostra cassa integrazione, i licenziamenti - sono stati dunque ben spesi, così come la rotta tracciata dal Consiglio federale durante il lockdown si è dimostrata efficace. In Canton Ticino i voti a favore per la “Legge Covid” hanno sfiorato il 70 %, tanto che nel pomeriggio il presidente del Governo di Bellinzona, Manuele Bertoli, ha posto l’accento sul fatto che «la situazione ticinese, più grave rispetto a quella di altri Cantoni soprattutto nella prima ondata di contagi, ha giocato un ruolo determinante nelle dinamiche della consultazione. Il nostro obiettivo è stato quello di cercare di uscire dalla pandemia nel modo migliore».

Gli altri quesiti

Respinto al mittente, con il 60,6% di voti negativi anche il quesito legato alla “Legge sui Pesticidi” (59,8% i “no” in Ticino alla legge), finalizzata a vietare sovvenzioni per chi impiega pesticidi in agricoltura, ricordando che in Svizzera l’uso di pesticidi omologati è permesso. Via libera infine alla nuova “Legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo” (57% i voti a favore), nata dopo gli attacchi terroristici avvenuti in varie città europee.

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