Rincari: Como tra le città con i maggiori aumenti in Italia. Dal gas al caro spesa, tante famiglie in crisi

Prezzi Una famiglia media spende 2.083 euro in più. Incidono soprattutto bollette e provviste di cibo. Le Acli: in un anno +9% di redditi sotto i 10mila euro

Viviamo nella nona città più cara d’Italia, in media una famiglia comasca quest’anno si è trovata a dover far fronte a 2.083 euro di spesa in più. Per chi ha un figlio questo rincaro sale a 2.547 euro. Enti come Caritas, Acli e Federconsumatori stanno notando «un crescente sovraindebitamento»: spendiamo più di quanto guadagniamo.

L’inflazione

Ad aprile l’inflazione ha rialzato la testa, i redditi più bassi sono i più colpiti, con i beni di prima necessità che subiscono gli aumenti più importanti. Quindi i consumi energetici (+22% la bolletta del gas rispetto a marzo), ma anche il carrello della spesa (+17% la pasta rispetto al 2022). A proposito di costi, Como è la nona città italiana per caro vita, il calcolo è fatto sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione di aprile. Milano, Varese e Mantova in Lombardia sono più care, mentre invece sono più economiche Cremona, Bergamo e Pavia. Da noi l’inflazione annua su aprile segna un +7,9%, con un rincaro medio a famiglia pari a 2.083 euro, che sale a 2.502 per un nucleo composto da tre persone.

«Non c’è dubbio, sempre più famiglie anche a Como vedono diminuire il loro potere d’acquisto – spiega Mara Merlo, presidente di Federconsumatori – con i salari fermi e i mutui a tasso variabile in rialzo. I comaschi più in crisi hanno già modificato le loro abitudini, hanno già tagliato il tagliabile. Ai nostri sportelli ora abbiamo evidenza del sovraindebitamento medio dei cittadini».

Resistono alcune storture nel mercato, i prodotti a base di farina per esempio continuano a salire di prezzo, eppure sui mercati internazionali il grano è in discesa. Sono in molti a puntare il dito contro meccanismi speculativi. Questa spirale è iniziata prima della guerra in Ucraina, il conflitto ha piuttosto cristallizzato l’andamento negativo.

«La vulnerabilità economica dei comaschi emerge dai 730 – dice Marina Consonni, presidente delle Acli – i redditi più bassi rischiano di cadere in povertà. In provincia di Como è cresciuta in un anno del 9% la quota di famiglie sotto ai 10mila euro di Isee. Il lavoro è la chiave per uscirne, eppure la disoccupazione nel primo trimestre sul Lario è aumentata». Domanda e offerta non si incontrano con facilità. Per ragioni di competenza, per l’età dei candidati, per la paga ritenuta a volte non congrua.

«I comaschi faticano ad accedere al mondo del lavoro – dice Rossano Breda, il direttore della Caritas di Como – ai nostri centri d’ascolto le famiglie si trovano a dover scegliere cosa pagare a fine mese. L’aumento dell’inflazione e del carrello della spesa non viene più combattuta in maniera decisa. Queste difficoltà possono generare marginalità ed esclusione. La coda alla nostra mensa aumentata e non è una buona notizia».

L’allarme del Comune

Lo scrive nero su bianco anche il Comune capoluogo nel suo documento di programmazione annuale. «Si registra aumento di persone che faticano a garantire risposta ai propri bisogni primari e nel reperire un’occupazione lavorativa. Anche in presenza di indicatori di ripresa in ambito occupazionale, grazie anche al turismo, permane elevato il numero di persone adulte che non riescono ad accedere a soluzioni abitative, se pure temporanee, a costi accessibili».

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