Scuola, l’obiettivo non è il posto sicuro. Meglio l’università

Istruzione Sulla crisi di iscrizioni ai professionali pesa (anche) l’ambizione di proseguire l’iter formativo: «I licei? Spesso le alternative non sono convincenti»

Boom di iscrizioni nei licei comaschi, che riescono ad assicurarsi le preferenze di sei studenti su dieci per i loro indirizzi.

Da chi procrastina la decisione sul proprio futuro al momento dell’università, a chi segue i desideri dei genitori e le scelte degli amici: «Le nostre iscrizioni sono andate bene, siamo pienamente soddisfatti di aver raggiunto l’obiettivo delle nove prime – conferma il dirigente del Liceo Volta, Angelo Valtorta -. Credo che la scelta di iscriversi al liceo sia stata per la maggior parte dei casi meditata, ma va sottolineata comunque la possibilità che molti abbiano optato per questa opzione a causa di alternative poco convincenti. Varrebbe la pena fare una riflessione su come aiutare i ragazzi ad orientarsi meglio e capire la valenza formativa anche dei tecnici e dei professionali, che nel nostro territorio sono altamente qualificati. Il liceo rappresenta sempre un angolo di sicurezza nell’immaginario di studenti e famiglie, perché la maggior parte degli studenti prosegue con l’Università, a maggior ragione con il modello “tre più due”».

Il “vecchio” liceo classico

Una valutazione poi riguardo l’indirizzo classico, in netto calo rispetto al dato nazionale: «Il Volta nasce come liceo classico e fortunatamente abbiamo gli stessi numeri dell’anno scorso. Credo che uno dei motivi del calo sia dovuto a quei professori delle medie che presentano il corso come qualcosa di estremamente difficile, cosa che è vera solo in parte. Non è un indirizzo per pochi, bensì per tutti coloro che vogliono lasciarsi conquistare da un percorso affascinante e impegnativo. Solo con il tempo si capiscono i benefici di quell’impegno. La società ci invita a ragionare in termini di un conseguimento immediato degli obiettivi, ma i ragazzi devono pensare in altri termini, vivendo a pieno il loro periodo di formazione, senza saltare le tappe».

Ma il vero motivo della grande affluenza nei licei è dovuto all’indirizzo di scienze applicate che, grazie a un programma che prevede la materia informatica al posto del latino, ha registrato il 14,3% delle preferenze, come evidenzia il dirigente dell’Istituto Carcano, Roberto Peverelli: «Nonostante i pregiudizi, abbiamo aumentato gli iscritti in maniera consistente, tanto che faremo quattro sezioni. “Scienze applicate” funziona perché probabilmente si colloca al confine tra indirizzi prettamente tecnico-scientifici e la dimensione liceale, che rivolge la sua attenzione anche ad aspetti umanistici».

Circa uno studente comasco su tre ha invece indicato gli istituti tecnici come preferenza, per essere maggiormente orientato a trovare presto uno sbocco lavorativo: «Il dato generale dei tecnici è positivo – afferma Peverelli - ma va sottolineato come i settori di componente manifatturiera hanno sofferto, come quelli legati all’area chimica o alla moda. Va dunque registrata la presenza di segmenti più forti e altri che sono in difficoltà».

Fine dell’effetto mediatico

Le cattive notizie riguardano invece gli istituti professionali. In particolare, non sono tempi felici per il settore alberghiero: dopo il picco di gradimento registrato tra il 2013 e il 2015, complici le tendenze social e i nuovi programmi televisivi (Masterchef su tutti), negli ultimi due anni la fase di discesa si è trasformata in un crollo verticale, con il numero di richieste quasi dimezzate. Tra le cause principali del deficit, hanno sicuramente inciso gli anni della pandemia, dove i ristoranti sono stati chiusi, ma soprattutto la fine dell’effetto mediatico che aveva reso la figura dello chef pari a quella di una vera e propria rockstar. Da escludere dunque l’aspetto occupazionale, dato che, numeri alla mano, gli istituti professionali alberghieri restano i più performanti: «Sicuramente c’è un trend negativo. In ambito scolastico ci sono sempre momenti con picchi di interesse altissimi, che poi si contraggono e si assestano negli anni – spiega Danilo Discacciati, dirigente del Centro Studi Casnati -. Da una parte si è ampliata l’offerta formativa con i Centri di formazione professionale, dall’altra abbiamo notato confusione in diversi ragazzi, che quando prendono consapevolezza di che cos’è un Istituto professionale, ritornano sui loro passi; dunque, c’è un equivoco di base nella fase orientamento. Noi quest’anno siamo in controtendenza: abbiamo riempito la classe, ma non nascondo che negli anni passati si è fatta maggior fatica».

A trarre beneficio da questa situazione è il settore degli operatori socio-sanitari: in testa alla classifica dei professionali, con il 2,5% delle iscrizioni, si registra proprio l’indirizzo di “Servizi sociali per la Sanità e l’assistenza Sociale”. Tale corso prevede infatti l’opportunità di ottenere la qualifica di Oss l’unica riconosciuta a livello nazionale, in grado di fornire una qualifica professionale immediatamente spendibile nel mondo del lavoro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA