Se ne va anche il presidente dell’Ordine: sos medici, in pensione altri cinque

Salute Anche Gianluigi Spata lascerà a breve la professione: «Il futuro? I giovani. Ma la medicina di base è poco attrattiva». Intanto, solo in città, 7.500 pazienti dovranno essere “ricollocati”

Il dottor Gianluigi Spata va in pensione, insieme a lui una generazione di camici bianchi sta per chiudere gli ambulatori.

Il presidente dell’Ordine dei medici di Como continuerà per due anni fino a fine mandato a ricoprire il suo ruolo istituzionale, ma raggiunti i 70 anni dal 1 dicembre dovrà salutare i suoi assistiti. Nel territorio comasco per garantire il corretto rapporto numerico con i pazienti manca circa un medico su tre.

«Tutto dipende dalle nuove generazioni – spiega Spata – adesso i giovani corsisti possono prendere in carico anche mille assistiti. Le borse di studio ci sono e in circa quattro anni possiamo colmare i buchi più grossi. Ci riusciremo se e solo se i giovani medici vorranno impegnarsi nella medicina di base. Molti infatti guardano ad altre specialità mediche ospedaliere. Il nostro lavoro è poco attrattivo, è troppo burocratizzato. Dobbiamo premiare la vocazione clinica del medico, dando modo di fare diagnosi di primo livello invece che smaltire pratiche amministrative».

I nuovi turni prefestivi

La pandemia ha allontanato i medici dai pazienti. Oggi per ogni dottore non ci sono più 1300 assistiti, ma oltre 1500, anche 2mila. In provincia in circa 700 ambulatori mancano una settantina di medici. Dal 2023 ai medici verrà chiesto di lavorare a turno anche al sabato, nel weekend infatti ora i pazienti non hanno riferimenti.

Garantire capillarità

«La sanità si sta riorganizzando, stiamo cercando di fare rete – dice Spata – con dei gruppi di medici che in un dato territorio riescano a coprire tutti gli assistiti. Possiamo così garantire capillarità, evitando le ammucchiate nelle case di comunità. Che pure vanno fatte perché ci sono i fondi del Pnrr. Occorre allora in questi nuovi spazi coinvolgere gli specialisti, creare un canale con gli ospedali, prendere in carico i fragili e fornire strumenti per la piccola diagnosi così da accorciare i tempi d’attesa». Tutti obiettivi che le precedenti riforme sanitarie non hanno portato a compimento. Difficile del resto riuscirci senza risorse umane.

I medici di medicina generale oggi in servizio hanno un’età media elevata, molti sono vicini alla pensione. Almeno cinque in centro città entro fine anno appenderanno lo stetoscopio al chiodo, significa ricollocare oltre 7.500 pazienti. Se il capoluogo è per fortuna ancora relativamente ambito il vuoto in molte aree della provincia è problematico.

«Il problema coinvolge anche gli ospedali, il Pronto soccorso è un imbuto da cui molti medici scappano – infatti otcommenta sempre Spata – il risultato è che i pazienti restano in barella anche quattro giorni. Colpa anche della carenza di letti. La nostra provincia è da troppo tempo molto al di sotto degli standard sul numero dei letti ospedalieri».

Mancano i medici anche nei reparti, gli ospedali di fatto se li rubano. Se cambia il primario segue tutta l’equipé. Verso i presidi più ambiti, magari i centri di ricerca milanesi, ma anche gli ospedali dove i turni sono meno massacranti. Alcune specialità in particolare non hanno ricambio. «È un momento difficile e c’è tanto da fare – così il presidente dell’Ordine dei medici di Como – per questo il mio impegno non finisce qui, continuerò a difendere la salute di tutti».

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