Soldi del Pnrr a rischio a causa della burocrazia. Como potrebbe perdere progetti per 110 milioni

Spesa rallentata L’allarme del governo sui ritardi. Guerra: «Più flessibilità» - Galimberti: «Poca chiarezza»

Dal Pnrr una pioggia di soldi difficili da spendere in tempo, per la provincia di Como si tratta di circa 110 milioni. Dal governo esponenti di peso come il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto iniziano ad ammettere che alcuni progetti del Piano nazionale di ripresa «non sono realizzabili». Non almeno entro gli stretti tempi dettati dall’iter d’assegnazione dei fondi. La Corte dei Conti ha certificato rallentamenti nella spesa e ritardi per un progetto su due.

Anche a Como e provincia enti e amministrazioni non negano di avere delle difficoltà. La città capoluogo l’anno scorso si è mossa con lentezza, su alcuni capitoli importanti abbiamo alzato la mano per ultimi riuscendo ad incassare meno rispetto ad altre città e ad altre province. Comunque, anche una volta ottenuti i soldi, bisogna poi essere capaci di spenderli.

Si parla di svariati milioni di euro, circa 20 milioni di euro nel Comasco per la sola partita della tutela del territorio. L’elenco riportato in tabella riguarda i fondi chiesti dai singoli Comuni - escluso Como - per la messa in sicurezza del rischio idrogeologico, per la sistemazione di strade e viadotti e degli edifici. Da allora però il Pnrr ha aperto numerosi bandi ulteriori, con risorse ancora più ingenti.

I progetti in campo nella sola città capoluogo valgono oltre 20 milioni di euro. Per la riqualificazione d Villa Olmo ne sono arrivati circa nove, tre per l’asilo di via Longhena, due e mezzo per i campi sportivi, sei per i bus elettrici. La Provincia per la sistemazione delle scuole sta affidando lavori per quasi dieci milioni di euro, ma come stazione appaltante sta gestendo una montagna di fondi per conto di quei piccoli Comuni che hanno presentato progetti, sia complessi che assai semplici e sono ormai alla fase delle gare. Ma l’arco temporale per molti è troppo breve.

«Serve flessibilità. Davanti a opportunità cruciali i tempi sono stati strettissimi»

«Serve flessibilità – suggerisce Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina e presidente di Anci Lombardia – i Comuni hanno già fatto uno sforzo sovrumano per presentare 30 miliardi di progetti. Tutto con il personale interno che negli ultimi dieci anni è stato fortemente ridimensionato. Davanti a opportunità cruciali i tempi sono stati strettissimi. Io sono convinto che ci sia ancora modo di raggiungere gli obiettivi prefissati. Ma serve un po’ di flessibilità sulle scadenze. Non bisogna spostare tutti i paletti delle misure europee, ma almeno allargare le maglie dei singoli bandi ministeriali. Siamo nella fase delle gare e degli affidamenti, i fondi ormai sono stati assegnati. Nel 2023 dobbiamo tamponare possibili intoppi».

«Questo piano può far rinascere il Paese come successo dopo la Seconda guerra mondiale. Al sistema pubblico servono competenze professionali»

Per esempio se una o più gare dovessero andare deserte. Perché mancano anche, spiegano i Comuni, le imprese disponibili ad aggiudicarsi le proposte del Pnrr. Non tanto per l’aumento dei prezzi di costruzione, con i costi ormai in calo, ma perché tante ditte hanno già altri lavori da fare. È comunque riduttivo pensare al Pnrr come ad una partita relativa soltanto ai Comuni. Su circa 200 miliardi le amministrazioni comunali ne calamitano circa 40. Il resto compete allo Stato, dalle ferrovie all’Anas, alle Province e alle Regioni, ad esempio per il capitolo della sanità.

«Anche se non in maniera autonoma e diretta siamo impegnati a far correre a Como il Pnrr – dice Marco Galimberti, presidente della Camera di Commercio – questo piano può far rinascere il Paese come successo dopo la Seconda guerra mondiale. Ma ci sono ancora molte partite non chiuse, poco note, non rendicontate. Al sistema pubblico servono competenze professionali. Va anche chiarito come deviare le risorse dei progetti che non partono, valutando la possibilità di accedere ad una maggiore flessibilità nei tempi».

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