Spalloni di valuta, 8 anni per un’udienza. E lo Stato ora rischia di dover ridare 700mila euro agli imputati

Palazzo di giustizia Infinito rimpallo tra tribunali per giudicare un presunto maxi riciclaggio. Si torna in udienza preliminare, ma nel frattempo la prescrizione si avvicina rapidamente

Le casse della giustizia italiana potrebbero dover restituire i 700mila euro sequestrati ormai otto anni fa a una serie di presunti spalloni di valuta. Il motivo? Il giro d’Italia che il fascicolo ha dovuto fare sulla base di dichiarazioni di competenza territoriale, invio degli atti ad altri tribunali, salvo poi la restituzione a Como perché effettivamente competente a decidere.

Vicenda squisitamente tecnica dal punto di vista giuridico, ma sostanziale per le sue conseguenze. Perché per gli imputati si avvicina sempre di più il tempo della prescrizione e, di conseguenza, quello in cui tutti i sequestri effettuati diventeranno inefficaci.

Questa mattina - ma già si sa che tutto sarà rinviato per via dello sciopero dei penalisti italiani - è prevista l’udienza preliminare a carico di otto imputati accusati - a vario titolo - di associazione a delinquere e riciclaggio di denaro, nell’ambito di un’indagine svolta a cavallo tra il 2014 e il 2015 dalla Guardia di finanza di Ponte Chiasso. Quegli otto imputati (gli svizzeri Enzo Coltamai, Tiziano De Piaggi, e Cristiano Cortella, ovvero i gestori di alcune agenzie di intermediazione finanziaria in Svizzera, i presunti corrieri comaschi Christian Albini e Vincenzo Mele e i clienti - e presunti evasori - Francesco Berucci, Daniele Rossi e Alessandro Aloisio) sono accusati insieme ad altre quattordici persone - giudicate in altri fascicoli - di reati che avrebbero commesso tra il 2010 e il 2015 agevolando una fuga di capitali all’estero di milioni di euro.

La competenza territoriale

Ormai quattro anni fa, in epoca pre-Covid, il giudice delle indagini preliminari di Como avevano accolto l’eccezione di incompetenza territoriale presentata dagli avvocati dei 22 imputati coinvolti e aveva così smembrato il fascicolo in cinque tronconi differenti inviati in varie procure d’Italia. Ci sono voluti un paio di anni perché negli altri palazzi di giustizia decidessero che no, la competenza non era loro bensì di Como. E rimandassero tutto il fascicolo sul Lario.

È successo così a Milano, quando nell’ottobre 2020 il pubblico ministero ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio ma che se ne doveva occupare il giudice delle udienze preliminari di Como, del caso.

I soldi sequestrati

Nella primavera di tre anni dopo, si torna in aula. Ma nel frattempo sono passati otto anni dagli ultimi presunti reati, e l’eventuale processo è decisamente distante. Quindi la prescrizione è più che un’ipotesi, ma quasi una certezza.

Solo per la fetta riguardante gli otto imputati dell’udienza odierna la Procura contesta una fuga di capitali all’estero pari a quasi 2 milioni e mezzo di euro. Buona parte dei viaggi di valuta è stata riscontrata da sequestri a carico dei presunti spalloni. Nella rete delle fiamme gialle sono finiti ben 700mila euro in contanti. Tutti soldi che, in caso di prescrizione, dovranno essere restituiti a coloro a cui sono stati trovati e sequestrati.

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