Svizzera nel cuore degli italiani
I residenti in crescita: 633mila

La confederazione elvetica è la terza destinazione dopo Argentina e Germania

Quasi un italiano su dieci che vive oggi lontano dal Belpaese, ha scelto come destinazione la Svizzera. Lo certifica la Fondazione Migrantes - organismo pastorale della Cei (Conferenza episcopale italiana) - che ha fatto notare, presentando i dati del 2019, come in meno di quindici anni gli italiani che hanno deciso di vivere all’estero, a cominciare dalla vicina Confederazione, sono passati da 3,1 a 5,5 milioni.

Una crescita esponenziale in base alle quale a fine 2019 la comunità italiana presente in Svizzera - in base ai dati dell’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) - con 633955 persone era la terza più numerosa al mondo dietro all’inossidabile Argentina (869 mila persone) ed alla Germania (785 mila persone). In base ai numeri snocciolati dalla Fondazione Migrantes, nel 2019 sono 10609 gli italiani che hanno varcato il confine, mettendo solide radici nella Confederazione. Ma c’è anche un altro dato di assoluto interesse e cioè che dei 633955 nostri connazionali che oggi vivono nella vicina Confederazione, 105 mila sono lombardi. E questo la dice lunga sul fatto che ormai i due territori vanno considerati, sotto molti punti di vista, come un’unica entità, con la Regio Insubrica che dovrebbe o meglio che alla luce di queste nuove dinamiche avrebbe tutte le carte in regola per riacquistare quel ruolo di collante istituzionale tra Lombardia (e regioni di confine) e Canton Ticino che le spetterebbe di diritto. Delle 130936 persone che nel 2019 si sono iscritte agli elenchi Aire, il 72% ha deciso di stabilirsi nel Vecchio Continente. Quanto ai numeri dello scorso anno, il Regno Unito ha accolto 24935 italiani, mentre poco sopra la Svizzera (quinto Paese nella graduatoria annuale delle iscrizioni all’Aire) si piazza il Brasile con 12152 nostri connazionali.

Tsvizzera.it - che ha ripreso con dovizia di dettagli il rapporto della Fondazione Migrantes - spiega che la Svizzera rappresenta oggi «il caso più emblematico delle destinazioni tradizionali, ma rivisitate». Tradizionale perché comunque la Svizzera ha sempre rappresentato un punto di riferimento importante per i tanti italiani in cerca di lavoro dal secondo Dopoguerra in poi. Rivisitata - e qui sta la novità, riportata con grande enfasi dalla Fondazione Migrantes - «perché si sta assistendo ad un ritorno degli italiani», molti dei quali «con titoli di studio medio-alti». E questo si riflette anche sull’occupazione dei “nuovi” frontalieri. In particolare, sono i giovani a cercare fortuna oltreconfine, attirati da stipendi decisamente più robusti rispetto a quelli italiani, a fronte però di un costo della vita maggiore se rapportato a quello del Belpaese. La Fondazione Migrantes ha rimarcato il fatto che dei 10609 nostri connazionali che si sono trasferiti in Svizzera lo scorso anno, il 53,6% ha tra i 18 ed i 34 anni, mentre il 26,5% ha tra i 35 ed i 49 anni. Da segnalare che gli italiani iscritti all’Aire, soprattutto nei Comuni più piccoli, rappresentano l’ago della bilancia in occasione delle tornate elettorali amministrative, costringendo in taluni casi il candidato sindaco (in caso di un’unica lista in corsa) a confrontarsi più che con gli elettori con il quorum da superare per poter essere eletto.

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