Teste di cuoio tedesche bloccate al valico tra Chiasso e Como. Autorizzazioni in ritardo, e loro se ne vanno

A Brogeda Un convoglio militare dalla Germania si presenta con armi e gommoni in dogana. Destinazione una nave da guerra in Sicilia. Ma il nulla osta non arriva in tempo: salta tutto

I reparti speciali dell’esercito tedesco si presentano al valico di Brogeda, ma le autorizzazioni per il transito non ci sono. Mobilitazione frenetica per ottenere il via libera, ma quando arriva è troppo tardi. E loro fanno marcia indietro. Non si può parlare certo di incidente diplomatico, per raccontare quanto accaduto al valico tra Chiasso e Como, ma di inciampo burocratico questo sì.

Qualcosa da dichiarare?

Il personale delle Dogane, le Fiamme gialle e i poliziotti di frontiera si sono ritrovati a gestire una situazione inedita quando, di buon’ora sabato scorso, si è presentato un convoglio dell’esercito tedesco. Tre mezzi, pieni zeppi di armi (soprattutto pistole e mitra), divise, caschi, materiale logistico oltre a due gommoni di quelli utilizzati dalle teste di cuoio per le operazioni lampo in mare.

I reparti speciali tedeschi non sono nuovi a simili esercitazioni. Nel mare del Nord potrebbe anche essere capitato, a chi si è imbarcato su traghetti diretti verso la Danimarca, in un gommone affollato di soldati addestrati impegnato ad abbordare la nave per simulare un intervento d’urgenza, in caso di dirottamento o di situazioni che richiedono un pronto intervento da parte delle teste di cuoio.

Del convoglio non facevano parte i militari dei reparti speciali: c’erano soltanto sei soldati, ovvero gli autisti dei tre mezzi in transito che avevano attraversato nel corso di parte della notte - senza alcun intoppo - tutta la Svizzera, prima di arrivare a Brogeda.

Solitamente simili passaggi vengono annunciati con congruo anticipo, ma sabato nessuno sapeva nulla dell’arrivo del convoglio militare. La destinazione finale era il porto di Catania, dov’era ormeggiata una nave da guerra battente bandiera tedesca. Tutto il materiale e l’arsenale avrebbe dovuto essere imbarcato per consentire esercitazioni da parte dei reparti speciali.

Il cambio di programma

Lo stop del convoglio ha subito messo in movimento la macchina diplomatica. L’ufficiale di collegamento italiano presso la Nato si è messo in contatto con i carabinieri di Como per poter aprire un canale di comunicazione con le istituzioni cittadine. Immediatamente si sono mossi, in prima persona, prefetto e questore. Febbrili contatti con il ministero dell’Interno sono stati subito avviati, per trovare una soluzione nei tempi più brevi possibile.

Alla fine, in effetti, una soluzione è stata trovata. E il nulla osta per poter far transitare il convoglio militare è arrivato, anche grazie alla mobilitazione di tutte le istituzioni locali. Il problema è che, ormai, era troppo tardi. E che non ci sarebbe stato più tempo, visto le ore perse alla dogana tra Svizzera e l’Italia, per raggiungere la nave prima che salpasse.

I contatti dei responsabili del convoglio con i propri superiori, hanno portato a un’opzione differente: cambio di programma e di destinazione, la nave sarebbe stata raggiunta presso un porto differente. Da qui il dietrofront dei mezzi militari. I saluti di rito con le forze di polizia di frontiera e il rientro verso la Germania.

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