Ticino, situazione sempre critica
E l’Oms “sgrida” la Svizzera

«Misure troppo blande», quelle adottate nel Paese

Con le terapie intensive a un passo dal tutto esaurito e con molti Cantoni - tra cui il Ticino - che hanno reagito solo con provvedimenti spot a questa seconda ondata della pandemia, l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) non poteva certo chiamarsi fuori dalla partita.

E così ieri, in un’intervista alle testate Ch Media, l’inviato speciale dell’Oms per la lotta al Covid-19, David Nabarro, ha bacchettato la Svizzera per le «misure troppe blande» decise a fronte «della situazione estremamente grave». La Confederazione, nel dettaglio, ha sprecato tempo prezioso durante i mesi estivi (non è stata la sola) senza riuscire ad approntare adeguate contromisure all’avanzata dei contagi. «Serve una strategia molto più solida da parte delle autorità e dei residenti per evitare una terza ondata nel 2021»,, ha aggiunto Nabarro, che avrebbe anche aggiunto una postilla di questo tenore: «Mi sorprende che la questione non venga tratta come un’emergenza nazionale». Il tema di fondo è che sin qui il Governo federale ha deciso fondamentalmente di non decidere (una nuova attesa seduta del Governo è in calendario mercoledì) lasciando campo libero ai Cantoni relativamente alle misure restrittive da adottare di settimana in settimana. In Ticino, ad esempio, bar e ristoranti continuano ad essere aperti fino alle 23 e il Cantone, di recente, è intervenuto solo per limitare gli assembramenti (fino a 5 persone) negli spazi pubblici. Da qualche giorno a questa parte, in Svizzera, la pandemia ha dato leggeri segnali di rallentamento, ma la situazione resta molto difficile. Venerdì, il Governo federale è intervenuto sul delicato tema delle terapie intensive, annunciando da un lato che «negli ospedali sono ricoverati 530 pazienti Covid in terapia intensiva» e dall’altro che «a disposizione restano 220 letti». La sottolineatura dell’Oms segna anche un punto a favore delle tesi di sindaci e amministratori di confine contro le maglie troppo larghe nel fronteggiare la pandemia oltreconfine, a cominciare dai luoghi di lavoro, con tanti frontalieri oggi alle prese con il Covid. Che la situazione in Svizzera sia difficile lo ha fatto capire anche il ministro federale della Sanità, Alain Berset, che giovedì a Lugano ha ricordato - sulla questione del vaccino - che «la Confederazione ne ha prenotate 13,5 milioni di dosi, ma quest’inverno dovremo passarlo senza». Da capire se da oggi a mercoledì Berna deciderà di uniformare le restrizioni su tutto il territorio federale.
Marco Palumbo

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