Tornano già i tuffi nel lago, a dispetto dei divieti (e dei pericoli). Il sindaco: «Non possiamo fare di più»

Verso l’estate Avvistati ragazzi in acqua nella zona di viale Geno. L’esperto: «Pericoloso». Rapinese: «Multe e cartelli chiari. Il problema sono le persone che non rispettano le regole»

Tuffi in viale Geno, ci risiamo. Con le prime giornate calde, c’è chi ha già visto dei giovani buttarsi in acqua, in una zona già teatro di tragedie. Come noto, fare il bagno in quel punto è vietato, i cartelli lo indicano chiaramente, in più lingue, e lo stesso divieto è presente anche dietro a Villa Olmo. Durante gli ultimi anni, specialmente l’anno scorso, nelle acque di viale Geno più giovani sono morti per colpa di un tuffo avventato.

«In molti non sono consapevoli del rischio che corrono – denuncia Tiziano Riva, direttore della società Salvamento, ente comasco che forma i bagnini – Li ho visti anche io questi ragazzi l’altro giorno, forse turisti stranieri. Servirebbe un cartello gigante con un teschio, con scritto “pericolo di morte”. Il divieto di balneazione c’è, è scritto anche in più lingue, ma forse gli avvisi hanno poco impatto».

La paura per nuove tragedie

Le cause dell’annegamento sono legate alla digestione, allo sbalzo termico, a dei possibili fattori traumatici. E’ molto pericoloso entrare troppo in fretta nell’acqua fredda dopo aver mangiato. Il meccanismo di vaso costrizione provoca uno shock, una perdita dei sensi. «Rischia di più chi ha appena mangiato e soprattutto chi non sa nuotare bene – dice Riva – questi giovani vengono colti di sorpresa nell’acqua dolce che non sorregge il peso».

Sentita la polizia locale, gli agenti assicurano controlli e sopralluoghi. C’è un calendario prestabilito, a maggior ragione con l’arrivo della bella stagione, visti i tristi episodi successi nell’estate 2022. Il comandante Vincenzo Aiello parla di «decine di sanzioni» fatte pagare a chi non rispetta il divieto di balneazione. Già in questo scorcio di maggio gli agenti cominciano a notare che il fenomeno si ripropone.

Il sindaco: «Multiamo chi si tuffa»

«Detto che ciascuno è libero di fare ciò che vuole sotto la sua responsabilità, compreso violare le leggi – commenta il sindaco Alessandro Rapinese – noi con gli agenti della polizia locale cerchiamo di sanzionare chi si butta in acqua. Lo facciamo in maniera continua a tutela dell’incolumità di queste persone e di tutta la comunità. Però c’è un limite, non possiamo controllare tutte le persone che decidono di mettere in pericolo la loro vita. Avessi a disposizione un corpo di polizia locale con ottantamila agenti, metterei delle pattuglie fisse, lì e in molti altri punti della città per vigilare su mille altri problemi».

Inutile, secondo il sindaco, cambiare, ingrandire, evidenziare la cartellonistica. «Scommetto che se anche mettessimo delle transenne – così ancora Rapinese – qualcuno sarebbe pronto a scavalcarle per tuffarsi lo stesso. Il vero problema sono le persone che non rispettano le regole».

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