«Vaccini contro il tumore? No a false speranze. Il cancro sa nascondersi»

Salute Esperti concordi dopo l’annuncio della statunitense Moderna. «Sì, il futuro è la tecnologia a mRna. Ma contro i tumori abbiamo già fallito»

Entro il 2030 saranno disponibili nuovi vaccini contro il cancro e contro le malattie cardiovascolari. Secondo gli esperti questa è la strada giusta, ma al contempo non bisogna generare false speranze. L’azienda farmaceutica statunitense Moderna ha annunciato che entro questo decennio riuscirà a costruire degli innovativi vaccini per colpire le cellule tumorali, ma anche per riparare gli organi danneggiati e migliorare la circolazione sanguigna, prevenendo dunque ictus e infarti. Tutto merito della tecnologia ad mRna, sviluppata durante la pandemia.

Il meccanismo

«Sperare è sempre lecito - spiega l’immunologo Guido Forni, docente dell’università di Torino, uno dei massimi esperti italiani –, prevedere l’effettiva realizzazione di questi vaccini è però molto difficile. Lo studio dei vaccini è antichissimo, le vere basi sono state poste nel 1907 e da allora sono stati condotti moltissimi tentativi per bloccare e curare i tumori. I risultati sono stati deludenti. La tecnologia ad mRna è nuova ed efficace, ma non sappiamo se davvero possa inibire l’azione dei tumori. È dimostrata infatti la capacità della malattia tumorale di spegnere il nostro sistema immunitario, di mandare offline le nostre difese. Se questi vaccini sapranno bloccare questo meccanismo di spegnimento e al contempo stimolare la reattività del nostro organismo contro le cellule malate allora, forse, tra un po’ di anni, potremo raccogliere dei risultati interessanti».

L’mRna è in sostanza l’incaricato di distribuire alle cellule la ricetta contenuta nel Dna per produrre delle proteine alla radice del male da sconfiggere. I nuovi vaccini grazie a degli mRna sintetici distribuiscono le istruzioni per stimolare la risposta immunitaria contro un virus. In futuro, si spera, per scatenare le nostre difese contro determinate cellule tumorali. Comunque a domanda secca (ma lei è fiducioso?) Forni risponde convinto «sì».

Le cellule invisibili

«Anche secondo me è la strada giusta - dice Giovanni Scognamiglio, primario fino a fine dicembre dell’Oncologia del Valduce e ora in pensione –. Però la scienza non deve creare anzitempo false speranze nei pazienti, pronti ad aggrapparsi a qualsiasi opportunità. Sono decenni che la medicina prova a curare il cancro con i vaccini. Oggi il limite delle nostre terapie immunologiche sta nell’abilità delle cellule tumorali di rendersi invisibili. Sono convinto che le moderne sperimentazioni possano aggirare questo meccanismo, colpendo in maniera selettiva la malattia e archiviando così la chemioterapia che al contrario non risparmia i tessuti sani. Ci arriveremo. Magari se gli stati avessero finanziato con più convinzione la ricerca ci saremmo anche arrivati prima. Invece tutto è stato lasciato nelle mani delle grandi aziende farmaceutiche».

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