«Vi racconto come educare i figli
tra regole e empatia»

Intervista In libreria il nuovo libro del pedagogista Stefano Rossi. Il ruolo dei genitori per l’autore è: «Né zucchero filato, né sceriffi, ma un porto sicuro»

Psicopedagogista scolastico e conferenziere, è tra i massimi esperti di didattica cooperativa e educazione emotiva di bambini difficili e ragazzi a rischio: Stefano Rossi da anni - dopo l’esperienza come educatore di strada nelle periferie urbane e coordinatore di centri psicoeducativi per famiglie e minori - porta avanti l’attività di ricerca, formazione e consulenza psicopedagogica per insegnanti, ragazzi e genitori. Suo il Metodo Rossi della Didattica Cooperativa®, di cui dirige il Centro e innumerevoli testi.

“Mio figlio è un casino - Sopravvivere alle tempeste emotive e crescerlo resiliente” è il suo ultimo libro (Feltrinelli): «Chi l’avrebbe immaginato? Sembrava tranquillo. Con il suo caratterino, certo, e qualche giornata storta, ma eravate convinti di sapere come gestirlo e farlo crescere. Poi, vi siete trovati, voi con lui, nel mezzo di una tempesta, fatta di conflitti, tra onde anomale di irrazionalità e incertezza, in balia di ribellioni, provocazioni e umori bui, che lasciano disorientati. Come recitava un vecchio adagio, non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Per questo, unendo le più recenti ricerche sulle neuroscienze sociali alla sua lunga esperienza sul campo, l’autore illustra un metodo in quattro tappe, utile per insegnare a bambini e ragazzi l’arte di navigare con empatia e forza attraverso le emozioni più difficili» - si legge nella quarta di copertina.

Quali sono stati i riscontri, dall’uscita del libro?

La risposta è stata fin da subito molto positiva e questo mi fa piacere, soprattutto considerando che il libro è nato con il sogno di ricucire il cielo spezzato tra scuole e famiglie, che purtroppo troppo spesso parlano grammatiche diverse.

Quella dell’adolescenza è l’età liquida e del naufragio, in cui il cervello cerca la sopravvivenza con genitori e insegnanti, ma se le due parti non dialogano è come avere una barca con due remi non coordinati e un timoniere che ha perso il controllo delle vele delle emozioni.

Nella tua esperienza di formatore come hai visto l’evoluzione dei ragazzi, ma anche degli adulti?

Il libro vuole essere una proposta di soluzione in questo tempo dal cielo vuoto, in cui valori che furono sono evaporati: dobbiamo dunque aggrapparci a idoli, anche in ambito educativo. All’interno della famiglia quello più diffuso è quello della felicità: quello che nel libro chiamo “genitore zucchero filato” - non volendo essere il “genitore sceriffo” di un tempo ed essendo vincolato ad orari di lavoro sempre più pressanti - esprime il proprio mandato educativo come “voglio che tu figlio sia felice, a qualsiasi costo”. Accade così che si trova ad essere molto bravo nella parte di tenerezza, ma non dando i giusti no la parte di regole si sbriciola: il bambino senza regole sarà quindi un adolescente angosciato, senza freni autoregolatori che possono proteggerlo. La figura complementare del “genitore sceriffo” non è, a sua volta, la soluzione, perché punta tutto solo su regole ed educa in uniforme, in una casa dura e fredda.

Chi sono i destinatari del libro e delle tappe che vi vengono trattate?

“Mio figlio è un casino” vuole essere una proposta a genitori e insegnanti per far quadrare regole e empatia in un porto sicuro: scopo del libro è fotografare dello stato dell’arte del loro rapporto e dei metodi usati, proponendone uno in quattro passi sul cervello emotivo, utile per insegnare a bambini e ragazzi l’arte di navigare con empatia e forza attraverso le emozioni più difficili. Affiancandoli nelle loro tempeste trasformeremo la rabbia in gentilezza, la paura in saggezza, la tristezza in sensibilità, le cadute in occasioni per apprendere la resilienza. Sapremo educarli alle regole, alla gestione dei conflitti, ma anche alla solidarietà, al bello e alla cura del pianeta, perché un vero porto sicuro sa accogliere le emozioni-tempesta, ma al contempo mostra ai giovani velieri come lasciare un piccolo segno di bellezza ed empatia nel mondo.

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