Da Como a Chiasso: il volontariato
è senza confini

In prima linea Dall’esperienza della lunga estate 2016 a un nuovo rapporto fatto di solidarietà e cooperazione

Estate 2016, la città di Como vive sul proprio territorio, a pochi passi dal centro e dal cosiddetto “salotto buono” un flusso migratorio come pochi altri nella sua storia. Migliaia di migranti – le foto e i filmati dell’epoca sono ben vivi nei ricordi dei comaschi – trovano inizialmente una sistemazione di fortuna ai piedi della stazione San Giovanni, per poi essere trasferiti su via Regina, a poche centinaia di metri. Molti di loro, in situazione di grave disagio e difficoltà dopo essere stati respinti alla frontiera di Chiasso, in cerca di uno sbocco in Svizzera.

Le associazioni comasche e non solo si sono mobilitate, il mondo del volontariato è entrato in azione, facendo rete e sistema. E ha raccolto forze anche dalla vicina Svizzera. Perché fare del bene, dare una mano, essere utili in qualche modo, non è una questione di trattati internazionali e di dogane. Ma di cuore.

Il “Tavolino magico”

Quel preciso momento storico – che ha toccato così da vicino Como - ha fatto nascere esperienze e collaborazioni che ancora proseguono (ne citiamo alcune nelle due pagine di “Diogene”) e che portano con sé tutti questi valori. Uno su tutti quello del volontariato “transfrontaliero”, quello senza confini. Ci sono i volontari svizzeri che prestano servizio a Rebbio, una volta a settimana. Oltre al necessario entusiasmo, portano con loro anche l’esperienza fatta al Tavolino Magico, un’organizzazione creata nel 1999 da Fra Martino Dotta e che si è data subito un obiettivo: recuperare da donazioni private, molto spesso dalla grande distribuzione ticinese, generi alimentari da distribuire a persone bisognose in tutta la Svizzera e nel Liechtenstein. Ogni settimana, con 144 centri di distribuzione, vengono aiutate oltre 20mila persone bisognose: un contributo sostenibile, sociale, sensato ed ecologico a favore di un’attitudine rispettosa verso i generi alimentari. L’epicentro è Cadenazzo, in Ticino ci sono 13 sedi locali: vengono distribuiti alimenti in modo efficiente e controllato.

Un modello che anche in Italia è ormai applicato, da alcuni anni. Non fa eccezione l’oratorio di Rebbio, con la distribuzione del cibo invenduto dai supermercati della zona o donato da privati cittadini. Un’esperienza che coinvolge anche i volontari svizzeri che preparano pasti per tutta la comunità e aiutano nella distribuzione dei generi alimentari per tutte le persone in difficoltà che gravitano a Rebbio: stranieri, ma anche italiani che non ce la fanno. E non sono pochi - nello stanzone dell’oratorio gestito da don Giusto Della Valle - in fila per un sacchetto di pasta, biscotti o verdura. Un servizio apprezzato e necessario, in un posto che rappresenta un “unicum” in tutta Como.

Un pool di giuristi

E dal 2016 in poi il flusso migratorio fuori controllo, reso ancora più complicato da gestire in seguito ai respingimenti alla dogana di Chiasso, ha portato anche all’aiuto (svizzero) di un pool di volenterosi giuristi ad occuparsi di migrazione, diritti non sempre rispettati e di minori senza accompagnatori. Questioni delicate, affrontate gratuitamente dalla Fondazione Associazione Posti Liberi. E che prosegue grazie anche al contributo dell’avvocato Immacolata Rezzonico, tra le pochissime – se non l’unica nel Ticino – a occuparsi di un tema così importante come il riconoscimento dei diritti dei migranti. Perché, di fatto, l’emergenza e le storie che rimangono sempre nella penombra non finiscono mai.

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