La regina delle api ha 24 anni e alleva sei milioni di esemplari: «Ci insegnano
ad amare la natura»

La storia Rebecca Bianchi lavora a Inverigo. A Diogene racconta la sua passione: «Sono allergica, ma faccio finta di nulla e le api mi rispettano»

Sua madre ride, le dice sempre che dovrebbe trovarsi un lavoro più stabile, fare un concorso pubblico. Ma Rebecca Bianchi, che ha 24 anni, non ci pensa nemmeno a chiudersi in un ufficio, lei deve occuparsi di oltre sei milioni di api. In tutto 120 arnie, 50mila api ognuna, ma tempo pochi giorni e diventeranno 135. Poi chissà. Pensare che ha scoperto di essere persino allergica alle loro punture e a livello molto alto, per questo gira con adrenalina, cortisone e antistaminico in borsa, pronta a ogni evenienza, «ma io faccio finta di non esserlo, così le api non se ne accorgono, non lo sentono».

I primi passi

Il suo campo principale si trova a Cucciago, anche se lei è di Inverigo, e tra qualche settimana si tingerà tutto di lilla quando fiorirà la facelia, una pianta che tra maggio e luglio colora i prati e la cui fioritura abbondante e prolungata piace molto alle api e attira tanti altri insetti impollinatori. Per questo, quando ha cominciato, ricorda con piacere che qualcuno è andato da lei dicendole di volerla ringraziare «perché hai fatto una cosa bella per la comunità», creando questo angolo incantevole. Poi, una volta provato il suo miele, sono tornati per quello. Gli altri campi sono tra il Comasco e il Lecchese, ma lei non nasconde di volersi allargare. Entusiasta e laboriosa, come le sue amiche che ronzano. Rebecca non è una figlia d’arte, e lo rivendica con un certo orgoglio. Il nonno la portava nei campi, e il padre lavora in Confagricoltura, ma l’idea di diventare apicoltrice è tutta sua. L’ha aiutata il suo fidanzato, Matteo. E infatti la sua azienda agricola si chiama Gughi, un gioco affettuoso tra loro, «perché io sono Guga e lui è Gugo». Tutto nasce nel 2021. «Ho seguito le orme di mio papà nell’iscrivermi all’istituto agrario dove ci sono insegnanti della vecchia scuola,: voti bassi, ma alla fine le cose si imparano. Poi ho frequentato Riassetto del Territorio e Tutela del Paesaggio all’università di Padova, un mix tra agraria a forestale. Mi manca un esame e mezzo per finire, ma il tempo non basta mai». La tesi, inutile dirlo, sarà sulle api.

«Sono una persona molto curiosa - prosegue Rebecca - mi piace informarmi quando non conosco qualcosa. Così ho iniziato a interessami all’apicoltura, mi sembrava un argomento molto interessante, anche nell’ambito delle buone pratiche per la tutela dell’ambiente». Proprio lei, la ragazza che urlava trovandosi di fronte a un insetto, ha scoperto di essere nata per questo: «Mi sono innamorata subito – dice – è stato amore a prima vista. Ho cominciato con 10 cassette, cinque io e cinque Matteo, per sostenermi. Mi è piaciuto sempre più e sono andata da apicoltori esperti per imparare». La prima volta, da un amico del padre, «ero contentissima, come i vecchietti che guardano i cantieri. Mi ha fatto subito mettere le mani nelle casse e poi, tempo dopo, ho scoperto che gli disse “questo è il lavoro che fa per tua figlia, è davvero portata”». Ha partecipato a una gara regionale di mieli e, su 180 partecipanti, si è classificata all’8° e al 34° posto con due millefiori. Ha creato anche una varietà riconosciuta per il gusto insolito, con una leggera nota acida e molto piacevole data dal polline.

Che passione

«Credo che si veda che lo faccio con grande passione – ammette – chi viene da me non lo fa solo per il miele ma anche per fare quattro chiacchiere. Io rispondo a ogni domanda cerco di far comprendere il grande valore che c’è dietro questo lavoro, ma anche l’importanza del rispetto della natura e dell’ecosistema. Per questo sto organizzando delle visite didattiche, sia per adulti che per bambini». La si trova al campo di via Navedano a Cucciago, a meno che non sia in quelli di montagna con Matteo, ora anche intenta a pensare nuovi prodotti, come la confettura di zucca e amaretti e un chutney con la cipolla.

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