La terra brucia e il nostro lago chiede aiuto

Agenda Onu 2030 L’obiettivo 14 si propone di conservare oceani, mari e risorse, tra queste c’è anche il Lario. Ma pescatori e naturalisti sono concordi nel dire che tutto è a rischio: pesci, vegetazione e l’intero ecosistema

Tra le tante realtà che hanno a cuore il lago di Como c’è anche Proteus, associazione che si occupa di tutela ambientale e di ricerca educativa. La sede all’interno della Darsena di Viale Geno è un punto di osservazione privilegiato, oltre che suggestivo. Per questo chi gravita attorno al gruppo è, comprensibilmente, molto preoccupato della situazione ambientale attuale.

Cambiamenti troppo veloci per l’ecosistema lago

Tra loro Nicola Castelnuovo, naturalista e divulgatore scientifico: «Il lago è un ecosistema abituato a cambiamenti più lenti di quelli che stiamo osservando. La siccità porta un uso sempre maggiore di acqua e una diminuzione sempre più repentina del livello delle acque. Questo non permette l’uso delle sponde per la riproduzione dei pesci, che usano i letti di frega per deporre le uova a pochi centimetri di profondità, ed impedisce l’attecchimento delle piante acquatiche nel primo metro d’acqua, dettaglio importante per strutturare gli ambienti più complessi e quindi più ricchi in specie dell’ecosistema».

Quello che, agli occhi di tutti - anche i meno esperti -, si dimostra essere un grave problema, lo diventa ancora maggiormente analizzando dunque questi aspetti. Un altro punto di vista molto vicino all’ecosistema lacustre è quello di Alessandro Sala, pescatore titolare dell’Ittiturismo Mella di Bellagio, che si occupa di pesca professionale e ristorazione: «Del cambiamento nella riproduzione e delle sue conseguenze noi ci accorgeremo anche nei prossimi anni, essendo gli effetti a lungo termine. Inoltre anche nei periodi invernali - tra dicembre e gennaio - ci sono le schiuse di alcune specie di pesci e anche nei mesi scorsi si sono verificati periodi di asciutta, anche se meno avvertiti a livello generale». Le difficoltà e le perdite economiche, per i pescatori, non sono solo contingenti e non sono solo in termini di quantità di pesci, ma anche di qualità del lavoro: «Il cambio del livello del lago crea un disagio e un condizionamento rispetto agli spostamenti; risulta difficile arrivare sotto costa e scaricare le barche diventa un lavoro nel lavoro, perché va fatto a mano, senza punti di approdo né l’ausilio delle passerelle».

Effetti anche a lungo termine, si diceva: «Difficile fare previsioni: i sistemi naturali sono troppo complessi per essere previsti - spiega ancora Castelnuovo -. Sicuramente un lago freddo come il Lario, che si scalda sempre più in superficie, non è un buon segnale, e tutto ciò che possiamo fare localmente per un clima più equilibrato e andrebbe fatto da subito e sempre più sistematicamente. Dal momento che non potremo mai controllare localmente un fenomeno globale come quello che stiamo vivendo sul piano climatico, risulta urgente predisporre interventi che rendano l’ambiente acquatico sempre più capace di reagire, aumentando la complessità vivente che il nostro impatto ha ridotto». Gli fa eco Sala: «La sensazione è che ogni anno la situazione peggiori, dipendiamo dall’innevamento invernale o dalla pioggia, ma continuando così vediamo che appena questi elementi mancano l’emergenza si presenta immediatamente. Noi cerchiamo di tamponare con vari mezzi, ma spesso ci sono altri interessi che sovrastano i nostri».

Servono soluzioni su scala pubblica

Le singole persone possono fare la loro parte? Qualche accortezza sicuramente si può prendere, come consiglia Castelnuovo: «Naturalmente un uso più razionale della risorsa acqua porta a conservare maggiormente la stessa, da quella usata per il lavaggio denti a quella consumata per le piscine private. Se l’uso non è per un bisogno primario ed igienico è assolutamente consigliato evitare il consumo di nuova risorsa (esempio svuotamento e riempimento di piscine). La soluzione andrebbe tuttavia pensata anche a scala pubblica, tutelando il lago in qualità di riserva d’acqua e fermando l’erogazione a valle nel caso di abbassamenti sotto il livello accettabile per l’ambiente lago. Andrebbero quindi ottimizzati il più possibile i prelievi a scopo irriguo, come andrebbero ripensate le centrali per la produzione di energie idroelettrica, in modo da impattare il meno possibile sulla variazione del livello del lago». Concorde anche Sala, sul punto: «A parte le accortezze quotidiane che possiamo avere tutti nel nostro stile di vita, si vorrebbe poter contare su una regolamentazione della risorsa idrica più accurata e su un intervento in tutti i settori, compreso quello agricolo con diverse tipologie di irrigazione. Certe decisioni non sono più rimandabili».

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