Sant’Abbondio senza i cuochi: «Vent’anni di storia, una grave perdita»

Sant’Abbondio «Cucina, tradizione e beneficenza per Ozanam: l’Associazione Cuochi ci crede ancora» Il vicepresidente commenta il terzo anno senza sagra

Sono ormai passati tre anni dall’ultima volta che l’area circostante la basilica d Sant’Abbondio si è riempita dei profumi tipici del territorio, mescolati al vociare entusiasta dei cittadini affezionati alla tradizione comasca. Poi però è arrivato il Covid, con le restrizioni e il divieto di riunirsi e, ora che finalmente sembrava possibile ritornare a stare insieme, un altro ostacolo si è frapposto fra la città e la sagra gestita dall’Associazione provinciale Cuochi.

«Ci sono stati diversi problemi che ci hanno impedito di tornare a cucinare come abbiamo sempre fatto - spiega il vicepresidente dell’Associazione, Sergio Mauri- Innanzitutto mancano le attrezzature: quelle che abbiamo usato fino a tre anni fa non rispettano più le normative, andrebbero affittate o comprate nuove e per farlo ci serve il sostegno del Comune. L’altro problema è di natura tecnica: è stata fatta una gara d’appalto quest’anno cui noi, anche se avessimo avuto attrezzature a norma, non avremmo potuto partecipare in quanto siamo una Onlus».

Il dispiacere è palpabile nel tono di voce del vicepresidente, che al di là delle problematiche contingenti, sottolinea l’importanza di una forte comunicazione tra gli uffici comunali e l’Associazione, per la co-progettazione di un evento che ogni anno coinvolge migliaia di persone.

«In tanti mi hanno chiesto perché quest’anno non torniamo a riproporre i piatti della tradizione comasca - continua Mauri - e da queste richieste si percepisce quanto fosse sentito questo evento a Como: le persone stavano in coda anche ora per mangiare questi piatti, in fondo si è sempre trattato di una cucina di qualità». Non solo, la sagra di Sant’Abbondio e i piatti preparati dall’Associazione provinciale Cuochi - la prima in Lombardia e la seconda in Italia per numero di associati - erano capaci di toccare corde profonde della cittadinanza comasca. Corde che hanno a che fare con un senso di appartenenza, con le radici di una storia comune che nei piatti tipici trova un’espressione culinaria da tramandare.

Le nuove generazioni

Ma anche il passaggio di testimone alle nuove generazioni è un nodo critico per Mauri: «Ci mancano i cuochi: i giovani disposti a cucinare in una sagra come questa oggi sono pochi, ma sarebbero essenziali visto che negli anni abbiamo perso lo zoccolo duro dei volontari che da sempre, con passione e spirito di partecipazione cittadina, hanno contribuito a far funzionare questo evento che richiede un impegno non da poco. Tra noi cuochi c’era persino chi prendeva le ferie per venire a cucinare alla sagra di San’Abbondio!».

Così, tra problemi tecnici e di natura burocratica e con il venire meno della fiamma della passione nelle nuove generazioni, rischia di spegnersi un evento che aveva il merito di riunire le persone non solo intorno a una cucina di qualità, ma anche intorno a una tradizione condivisa. Una perdita ancora più grave se si pensa al fatto che il ricavato della sagra veniva destinato all’associazione comasca Ozanam, che si prende cura di persone in situazioni di disagio psichico, sociale ed economico, aprendo le proprie porte ai più bisognosi.

«Così oltre a una storia importante per Como si perde anche una buona azione di beneficenza - spiega infatti Mauri - all’Ozanam donavamo tra i 30 e i 40 mila euro di ricavato e questo era possibile perché eravamo in tanti a crederci».

Più collaborazione

La speranza insomma è che la sagra possa tornare e con lei la beneficenza e la gioia di passare insieme del tempo, gustando quei piatti prelibati di cui i comaschi faticano a dimenticarsi. Perché questo sia possibile però, come ci tiene a sottolineare Mauri, servirà maggiore comunicazione e collaborazione da parte del Comune: «Noi ci crediamo molto ma siamo rimasti un po’ dispiaciuti per come sono andate le cose quest’anno. Intanto, se vogliamo parlare dell’anno prossimo, occorrerà iniziare a progettare già in inverno».

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