
Frontiera / Como città
Giovedì 17 Novembre 2022
Frontalieri, non è tutto oro: «Tendenza al ribasso, in Ticino gli stipendi sono più bassi rispetto al resto della Svizzera»
Intervista L’apporto dei lavoratori che arrivano dall’Italia sempre più determinante. Eppure non si traduce in busta paga Andrea Puglia, responsabile del sindacato Ocst, spiega il dietro le quinte: «Servono i contratti collettivi di lavoro»

Il mercato del lavoro svizzero si palesa ai nostri occhi (e non solo) come una terra promessa fatta di salari alti ed occasioni di lavoro continue, come testimonia il numero sempre più elevato di frontalieri italiani attivi in Canton Ticino. Per comprendere meglio i singoli elementi che compongono questa istantanea dalle molte sfumature abbiamo intervistato Andrea Puglia, responsabile dell’Ufficio frontalieri del sindacato Ocst.
In che misura incide in questa fase post-pandemia la manodopera frontaliera nel mercato del lavoro in Canton Ticino?
«L’apporto dato dai frontalieri è sempre più impattante. Nel 2021 gli occupati residenti in Canton Ticino erano 164.443 mentre i frontalieri 73.379. Quest’ultimi sono ora ulteriormente cresciuti arrivando (al 30 settembre) a quota 77.732. Il dato va tuttavia soppesato. Non tutti questi soggetti sono sempre attivi contemporaneamente sul territorio, in quanto tra essi figurano circa 14 mila lavoratori interinali (cioè assunti tramite le agenzie per il lavoro), molti dei quali in realtà compiono in modo intermittente brevi missioni di lavoro con lunghe pause tra un mandato e l’altro. Inoltre nel dato rientra anche un numero indefinito di permessi di lavoro di tipo “G” (frontalieri appunto) che hanno terminato il proprio contratto, ma non hanno fatto “l’annuncio di uscita” dalla Svizzera. Il dato complessivo resta comunque impressionante».
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