I costi aumentano e la Svizzera corre ai ripari: «Ma a dare l’esempio saranno gli enti pubblici»

Le contromisure Temperature controllate in tutti gli edifici dello Stato, però anche accensione posticipata: ecco il piano elaborato dal Consiglio

Penuria e costi aumentati. Il doppio binario di emergenza sul versante dell’energia corre per l’Europa e non risparmia la Confederazione Svizzera. Intanto, non si resta a guardare. Il Consiglio di Stato ha già lanciato alcune misure di risparmio energetico per gli edifici pubblici dell’amministrazione cantonale. Invitando anche gli uffici a fare altrettanto

Squadra al lavoro

Del resto, alle avvisaglie il Consiglio di Stato ha convocato un gruppo di lavoro. Missione possibile, «monitorare in modo accresciuto l’evolversi della situazione, coordinare la comunicazione e di proporre al Governo, in caso di necessità, l’eventuale attivazione dello Stato Maggiore Cantonale di Condotta». Non mancano misure preliminari.

Gestione e comportamenti sono ugualmente toccati dal problema. «I principali interventi di tipo gestionale saranno attuati in tempi brevi e centralmente dalla Sezione delle Logistica del Dipartimento delle finanze e dell’economia e toccheranno gli edifici pubblici. In una prima fase verranno adattati gli orari di funzionamento degli impianti di aerazione, di riscaldamento e di illuminazione – spiega il Consiglio - Un secondo pacchetto di misure riguarderà invece la temperatura dei locali degli edifici pubblici, con un’eventuale accensione posticipata degli impianti di riscaldamento. La messa in atto di questi interventi sarà graduale, in base all’andamento della situazione e secondo un principio di priorità».

Ci saranno poi suggerimenti ni di comportamento ai collaboratori dello Stato. E via a cascata su imprese e famiglia.

A ciascuno il suo. Il Governo ha ricordato ai Cantoni che gli enti pubblici sono tenuti ad assumere un ruolo esemplare in questa campagna di risparmio energetico, seguendo la direzione della sostenibilità.

«L’obiettivo delle autorità è di evitare una situazione di penuria energetica in Svizzera, grazie alla partecipazione volontaria di tutti: popolazione, aziende, industrie ed enti pubblici – si è ribadito - Per questo motivo, la Confederazione ha lanciato la campagna nazionale “L’energia scarseggia. Non sprechiamola”, che mira a sensibilizzare la cittadinanza sul tema del risparmio di energia. Informazioni più dettagliate possono essere ottenute consultando la pagina web di riferimento che si trova all’acronimo www.zero-spreco.ch, oppure chiamando la hotline telefonica federale, raggiungibile al numero 0800 005 005».

Rifornirsi

Intanto, ci si attrezza ed è necessario. Lo scorso anno la Svizzera dipendeva per il 70% dall’estero per l’approvvigionamento energetico e la tendenza era al ribasso. Adesso c’è stato un piccolo sussulto.

Sì, «la situazione congiunturale e le condizioni meteorologiche determinano il consumo di energia nel breve termine – ma, va detto - nel lungo termine, invece, a influire su tale consumo sono l’andamento della popolazione e della situazione economica, i cambiamenti tecnologici e dello stile di vita. Nel 2020, circa il 72% dell’energia impiegata in Svizzera proveniva dall’estero. Il consumo lordo di energia ammontava a circa un milione di terajoule».

Altri aspetti chiave? Il consumo di elettricità cresciuto del 20% tra il 1990 e il 2020, stabilizzandosi a partire da metà degli anni 2000. Due anni fa sono stati consumati circa 55. 700 gigawattora, ovvero 6430 kilowattora pro capite. Serve un riferimento per il paragone? Nel 1990 questo valore era di 6.900.

Ancora, due anni fa l’elettricità prodotta in Svizzera era per il 58% di origine idroelettrica e per il 33% di origine nucleare. Lieve incidenza per le centrali termiche convenzionali (4%) e da varie fonti rinnovabili (5%), come impianti di produzione di biogas, fotovoltaici o turbine eoliche.

Le fonti rinnovabili sono importanti e conquistano i riflettori del futuro. Soprattutto in un momento tanto delicato come quello attuale.

Covid

Nell’anno scosso dal Covid, il 24,5% del consumo lordo di energia è stato coperto da fonti rinnovabili. Il 60% delle energie rinnovabili è stato ricavato da energia idroelettrica, il 18% dallo sfruttamento del legno e l’11% dalla quota rinnovabile dei rifiuti.

Ancora, la percentuale di energia prodotta da calore ambiente (7,6%), energia solare (4,9%), biocarburanti (3,0%), biogas (2,3%) ed energia eolica (0,2%) era inferiore. Prove di consolazione: in oltre 30 anni il consumo di energie rinnovabili è cresciuto con maggiore ritmo (+ 64%) rispetto al consumo di energia complessivo, calato del 2%.

Qualcosa stiamo imparando? Resta il fatto che in trent’anni il prodotto interno lordo) e la popolazione residente sono cresciuti più intensamente del consumo lordo di energia: due anni fa, meno energia è servita «per realizzare un franco di fatturato ed è stata consumata meno energia pro capite rispetto al 1990».

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