La “via Svizzera” contro il carovita: salari più alti ai lavoratori

L’indagine Nel corso dell’anno sottoscritti molti accordi tra le parti sociali. Stabilito un aumento nominale dello 0,8% per le retribuzioni effettive

Accordi conclusi, salari incrementati. La via principale per affrontare con gli stipendi il costo della vita attuale è questa in Svizzera. Nell’anno in corso si sono raggiunti diversi punti fermi, anche se non tutti i settori hanno potuto sorridere in ugual misura.

Gli accordi salariali conclusi per il 2022 nei comparti convenzionati sono dunque diversi e con diverse conseguenze per i lavoratori: lo ricostruisce uno studio dell’Ufficio federale di statistica

«Le parti sociali firmatarie dei principali contratti collettivi di lavoro (Ccl) della Svizzera hanno concordato per il 2022 un aumento nominale dei salari effettivi dello 0,8% e dello 0,6% per i salari minimi – spiegano gli esperti - I salari effettivi sono aumentati dello 0,5% a titolo individuale e dello 0,3% a titolo collettivi».

Come funziona

È opportuno tuttavia fare delle precisazioni di metodo. Per l’indagine sugli accordi salariali l’Ust seleziona i Ccl di diritto pubblico e privato che interessano almeno 1.500 persone nell’ultimo periodo di osservazione (sono quelli principali). Ma devono anche contenere disposizioni normative ed essere in vigore nel periodo di osservazione dal 1° marzo al 30 giugno dell’anno di rilevazione. L’analisi avviene attraverso questionari scritti, sottoposti alle due parti sociali firmatarie (una sul fronte dei datori di lavoro e una su quello dei lavoratori), vertenti sulle trattative salariali e sugli accordi salariali conclusi.

Che cosa prevede un accordo salariale? L’adeguamento dei salari effettivi (quelli effettivamente versati alle persone assoggettate a un Ccl) e l’adeguamento dei salari minimi (stabiliti nei Ccl). Nel primo caso, riguarda la variazione della massa salariale delle imprese, il secondo rivela l’evoluzione dei salari tariffali. Gli adeguamenti salariali entrano poi in vigore entro la fine del primo semestre dell’anno di rilevazione o nel corso del secondo semestre dell’anno precedente.

È una rilevazione piuttosto complessa. Gli adeguamenti dei salari effettivi e minimi sono calcolati in modo da valutare anche eventuali cambiamenti sulla durata del lavoro convenuto tra le parti sociali: questo perché ogni modifica incide sul salario orario. Negli accordi analizzati, le trattative si sono concluse l’anno scorso. Si va poi nei dettagli. Le parti sociali hanno concordato per il 2022 un aumento nominale medio dei salari effettivi dello 0,8% per i principali contratti, ovvero quelli che interessano almeno 1.500 lavoratori.

Settori

La progressione è questa: 2021, 0,4%; 2020, 0,9%; 2019, 1,1%; 2018, 0,9%. «In base alle previsioni di rincaro per quest’anno (+3%), i salari reali nei comparti convenzionali dovrebbero diminuire dello 2,2% - dice ancora l’Ufficio federale - Gli accordi sui salari effettivi hanno interessato quasi 551 000 persone». Anche qui è utile guardarsi indietro e vedere la contrazione, almeno rispetto agli ultimissimi anni. Perché nel 2021 le persone erano 589.000; nel 2020, erano 632.000 e nel 2019 613.000. Invece si è superata la quota del 2018: 480.000 persone.

Si va poi nei salari effettivi, che sono cresciuti dello 0,9% nel settore secondario e dello 0,8% nel terziario. Dunque con un lieve vantaggio nel settore storico dei frontalieri, anche se è l’altro quello che li mostra in crescita sostanziosa rispetto al passato.

Interessante anche lo sguardo alle varie sezioni economiche per quanto riguarda gli adeguamenti salariali: costruzioni (+1,1%), attività amministrative e servizi di supporto (+1%), informazione e comunicazione (+0,9%), attività finanziarie e assicurative (+0,9%), commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+0,9%), trasporto e magazzinaggio (+0,8%), attività manifatturiere (+0,8%) e sanità e assistenza sociale (+0,7%). Sono tutti settori che toccano da vicino i nostri lavoratori, da quello storico, l’edilizia appunto, a quello che sta registrando un vero boom, ovvero quello sanitario.

Altri segnali

C’è un altro viaggio, quello nell’aumento medio dei salari convenzionali (0,8%) che è scandito per lo 0,5% a titolo individuale. Qui il confronto con il passato è abbastanza altalenante. Nel 2021 +0,3%; 2020, +0,5%; 2019, +0,6%; 2018, +0,6%. A titolo collettivo, si è invece a +0,3%. Anche qui si osserva una leggera crescita rispetto ad andamenti diversi degli anni precedenti: 2021, +0,1%; 2020, +0,4%; 2019: +0,5%; 2018, +0,3%. Il 38% della massa salariale destinata agli aumenti dei salari è quindi distribuito uniformemente ai beneficiari. Gli adeguamenti salariali accordati a titolo collettivo restano minoritari nel settore terziario (19%), mentre sono maggioritari nel settore secondario (78%). (0,1%), sanità e assistenza sociale (0,1%).

Infine, i salari minimi. Sempre considerando i contratti principali, sono stati aumentati dello 0,6% dicevamo. Una ripresa dopo un 2021 a 0,2% e poco meno rispetto al 2020 che segnava +0,7%. Guardando indietro: 2019, 0,8%; 2018, 0,5%). Poco sopra quota 1.664.000 le persone sono assoggettate a un Ccl nell’ambito del quale si è giunti a degli accordi sui salari minimi.

Nel terziario, l’aumento è dello 0,7%. Questi i settori: commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+2,2%), attività manifatturiere (+1%), attività amministrative e servizi di supporto (+0,6%), attività finanziarie e assicurative (+0,4%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,3%), trasporto e magazzinaggio (+0,2%), altre attività di servizi (0,2%), costruzioni (0,1%), sanità e assistenza sociale (0,1%).

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