L’economia svizzera nel 2022 ha registrato una situazione in continuo cambiamento. La causa? Nuove abitudini di svizzeri e italiani

L’analisi Le vendite al dettaglio hanno registrato un aumento del 4,6%. Ma questi dodici mesi sono contrassegnati da numeri contradditori

Un anno di contrasti, a dir poco. Con balletto dei prezzi e consumi anche dal punto di vista territoriale nelle abitudini di svizzeri e italiani.

I dati più recenti diffusi sul commercio al dettaglio risalgono ad agosto e fanno notare un aumento delle cifre d’affari del commercio al dettaglio corrette in base all’effetto dei giorni di vendita e dei giorni festivi in termini nominali del 5,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un’evoluzione – si precisa - favorita dall’aumento dei prezzi. Al netto delle variazioni stagionali, le cifre d’affari presentano una crescita dell’1,5% in termini nominali rispetto a luglio 2022 secondo l’Ufficio federale di statistica.

Se si considerano i termini reali, le stesse cifre sono salite del 3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. L’andamento in termini reali tiene conto del rincaro, sottolineano gli esperti. Ancora, rispetto al mese prima le cifre d’affari del commercio al dettaglio destagionalizzate hanno presentato una crescita dell’1,2% in termini reali.

Qui una prima precisazione: bisogna togliere i distributori di benzina da questa statistica. Con questa esclusione e dopo la correzione in base all’effetto dei giorni di vendita e dei giorni festivi, nel mese di agosto 2022 il commercio al dettaglio registra un +4,6% in termini nominali rispetto ad agosto 2021 (in termini reali: +2,6%). Un zoom per prodotti alimentari, bevande e tabacchi vede il +2,6% in termini nominali (in termini reali: +0,4%), il comparto non alimentare +6,4% in termini nominali (in termini reali: +4,6%).

Al netto delle variazioni stagionali, lo stesso mese vede +1,6% in termini nominali rispetto a luglio 2022 (in termini reali: +1,3%). Sul fronte cibo, bevande e tabacchi + 2,2% in termini nominali (in termini reali: +1,2%), nel comparto non alimentare +1,6% (in termini reali: +1,5%). Si ribalta dunque la situazione e si vede un trend: il rallentamento della crescita dell’extra cibo nell’anno in corso.

La situazione

Il versante dei prezzi ci indica qualcosa in più su ciò che sta accadendo in Svizzera nelle settimane successive.

Nel settembre 2022 l’indice dei prezzi al consumo (IPC) è diminuito dello 0,2% rispetto al mese precedente, attestandosi a 104,6 punti (dicembre 2020, 100). Ciò comporta d’altro canto, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, un rincaro del +3,3%.

Il calo dello 0,2% rispetto al mese precedente si può legare a diversi fattori. Incidono la diminuzione dei prezzi dei carburanti, dell’olio da riscaldamento e dei settori alberghiero e paralberghiero. Sull’altro fronte, salgono i prezzi di abiti e calzature. Si vedrà l’impatto sui dati del commercio di settembre.

Un altro sguardo statistico: nel settembre 2022, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato della Svizzera si è portato a 104,53 punti (base: 2015 = 100), con una variazione pari a –0,2% rispetto al mese precedente e a +3,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

È un elemento interessante, perché l’Ipca è – spiegano i ricercatori - «un indicatore dell’inflazione supplementare elaborato sulla base di una metodologia comune dai Paesi membri dell’Unione Europea, che consente di raffrontare il rincaro registrato in Svizzera con quello dei Paesi europei». Confronto prezioso.

Onda lunga

Una situazione in continuo cambiamento, e a tratti contraddittoria: parla in modo emblematico a questo riguardo il caso dei benzinai, qui appunto escluso.

Come è ancora da decifrare l’onda lunga del Covid sull’economia. I dati ancora del 2020 mostrano che i contrasti sono una certezza. Il settore delle attività non finanziarie si era contratto in quasi tutti i Cantoni, idem per il settore primario. Controtendenza le attività finanziarie, cresciute nella maggior parte dei Cantoni.

Tra le economie ferite con maggior vigore, Giura (–8,5%), Neuchâtel (–6,5%), Glarona (–5,3%), Ticino (–5,2%) e Nidvaldo (–5,0%).

Ma ecco la contraddizione apparente.

Da una parte il Ticino era la Grande Regione più colpita in termini di Pil (–5,2% appunto) come pure in termini di ore di lavoro effettive (–10,9%). Allo stesso modo, riscontra la maggiore crescita della produttività (6,4%).

Cosa avrà comportato sui successivi periodi è ancora da documentare con certezza, ma è interessante proprio questa mappa di fattori così differenti anche all’interno della stessa regione.

Intanto, un altro aspetto differente, e rincuorante, è il commercio estero. Anche nel terzo trimestre 2022 quello svizzero ha registrato un aumento: le esportazioni sono cresciute e dell’1,3%, mentre le importazioni dello 0,8%: queste ultime hanno perso smalto dopo giugno. Si parla per entrambe di nuovo record trimestrale e la bilancia commerciale ha un’eccedenza di 8 miliardi di franchi.

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