Quei 17 mila comaschi senza titolo di studio. Perché sono un problema

L’analisi Pochi? Non esattamente, addirittura più numerosi dei dottorandi

Non è una piaga, non è nemmeno un fantasma. Parliamo dell’analfabetismo. In prima battuta di quello in senso stretto, e qui anche un dato del territorio è rivelatore: sono 1.764 i comaschi che non risultano in grado di leggere e scrivere: un dato superiore ai dottorandi, se vogliamo fare un paragone con l’altro lato della classifica. Inoltre, ci sono 17.050 persone che non possiedono alcun titolo di studio, vale a dire il 3,1% della popolazione analizzata.

Censimento

Nel censimento della popolazione, viene analizzato anche questo aspetto relativo all’istruzione. A livello nazionale, al 31 dicembre 2019, tra la popolazione di 9 anni e più il 35,6% era in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il 29,5% la licenza di scuola media, il 16% la licenza di scuola elementare.

I laureati e le persone che avevano conseguito un diploma di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica rappresentavano il 13,9%, mentre analfabeti e alfabeti senza titolo di studio raggiungevano quota 4,6%.

I dottori di ricerca, che possiedono il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale, sono lo 0,4% (232.833).

Questo è lo sguardo nazionale, ma le differenze tra territori sono evidenti. Incidono insomma tutta una serie di elementi, che anche se sono in attenuazione continuano a palesarsi.

Se si prendono in considerazione i diplomi di istruzione secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il Trentino-Alto Adige, con il 43,2%, viaggia sopra la media nazionale (35,6%), in fondo alla classifica c’è la Sardegna (30,3%). Spostandosi sulle licenze di scuola media, si capovolge il discorso e i sardi hanno il primato (35,7%), poi tocca a Sicilia (33,5%), Valle D’Aosta (32,8%), Campania (32,4%) e Piemonte (30,7%). Le distanze sono comunque degne di nota, proprio soffermandosi su analfabeti e alfabeti privi di titolo di studio: la percentuale è sotto il 4% nel Nord. Appena sopra l’Emilia-Romagna (4,3%), mentre nelle regioni centrali il valore va dal 3,9% del Lazio al 4,8% di Umbria e Marche. Il valore si rafforza tristemente con il 7% in Calabria e il 6,7% in Basilicata.

I Comuni più popolosi hanno una maggiore l’incidenza dei titoli di studio più elevati

Ancora una volta, gli spostamenti di equilibri appaiono analizzando la quota di laureati o diplomati Afam: sopra la media nazionale al Centro (16%) e nel Nord-ovest (14,1%). I dottori di ricerca sono pari allo 0,3% del Sud e allo 0,6% del Centro. Il diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale è patrimonio nel Nord-Est (37,5%), scende al 31,2% delle due Isole e al 37,3% del Centro. Ancora a Sud la parte più consistente di cittadini privi di titolo di studio, 5,9%.

Le regioni

In ogni caso, considerando le regioni è il Lazio a distinguersi con i laureati (17,9%), seguito da Abruzzo (15,3%), Umbria (15,2%), Emilia-Romagna e Molise (14,9%). Superano il 14% anche le Marche (14,8%). Separata da oltre tre punti rispetto al Lazio, è la Lombardia (14,7%) come pure la Liguria (14,5%).

La regione con la capitale è leader della classifica anche per quanto concerne i dottori di ricerca (0,7%).

C’è un altro discorso interessante e riguarda i cosiddetti titoli terziari, di primo e secondo livello, e di dottorati: conta non solo la regione di residenza, bensì le dimensioni del Comune.

Il censimento in generale però rivela che questo è un fenomeno diffuso. I Comuni più popolosi hanno una maggiore l’incidenza dei titoli di studio più elevati: dal 9,2% dei comuni fino a 5mila residenti di 9 anni e più si passa all’11,7% di quelli che arrivano ai 20mila fino al 21,9% di quelli con oltre 250mila.

La curiosità

Con qualche curiosa eccezione. Nei dati 2019 regina dei laureati è Torre D’Isola, un piccolo Comune in provincia di Pavia: 701 su 2.220 abitanti di 9 anni più, pari al 31,6%. I laureati costituiscono il 30% anche a Basiglio, un comune della città metropolitana di Milano e a Pino Torinese, in Piemonte.

Un trend rassicurante è che negli ultimi otto anni calano le persone che non hanno concluso con successo un corso di studi (dal 6% al 4,6%), quelle con al massimo la licenza di scuola elementare (dal 20,7% al 16,0%) e di scuola media (dal 30,7% al 29,5%).

Infine, uno sguardo al genere: più donne che uomini tra chi ha conseguito la laurea, ma attenzione, lo stesso discorso vale per la licenza elementare come unico titolo conseguito. Con tutto ciò che comporta poi sullo sbocco lavorativo, che non a caso anche nel nostro Paese se vede cresce in apparenza l’occupazione femminile, non la premia spesso con lavoro di pari qualità.

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