Comunità energetiche: uscire dall’emergenza? Si può, con l’autoproduzione

Lo strumento Abitazioni ma anche imprese, associazioni e parrocchie. Attesi i decreti per superare i vincoli tecnici e chiarire gli incentivi

Da consumatori passivi, legati a un solo fornitore di energia, a consumatori attivi e produttori (prosumer). È il passaggio che vogliono promuovere le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) che faticosamente stanno decollando anche in Italia su impulso dell’Unione europea. Ma sono imminenti decreti attuativi che dovrebbero sbloccare alcuni nodi che frenano l’avvio di queste esperienze.

Il meccanismo

Una definizione di Cer: due o più soggetti insieme per produrre energia e scambiarsela, cedendo il surplus alla rete

In sostanza le Cer significano due o più soggetti che si mettono insieme a produrre energia, la autoconsumano, se la scambiano e, in casi di surplus, la cedono alla rete. Producendo hanno degli incentivi, e la cessione di energia viene pagata ai prezzi di mercato. In questo modo le Cer raggiungono obiettivi ambientali (energia rinnovabile, in genere fotovoltaica), sociali (condivisione di risorse e lotta alla povertà energetica) ed economici (riduzione delle bollette). Non male, in un periodo come questo.

Peccato che l’esperienza stenti a decollare. In Italia per ora sono un centinaio le Cer costituite, ma non tutte ancora funzionanti. A promuoverle possono essere privati, enti locali, imprese. «La Ue ha stabilito che ne facciano parte le autorità locali - spiega Fabio Binelli di Anci Lombardia - l’Italia ha allargato la definizione anche ad enti religiosi e del terzo settore, Pmi, privati. La loro veste giuridica non è ben definita e per ora, per permettere la partecipazione dei Comuni, le Cer adottano la veste giuridica dell’associazione, che è l’unica forma che ora permette di partire. È come se un Comune partecipasse a un’assemblea di condominio. Anci è preoccupata perché le Cer, una volta costituite, devono andare avanti».

Ma ci sono alcuni vincoli di tipo tecnico

Attualmente le Cer hanno vincoli di tipo tecnico: possono farne parte soggetti collegati alla stessa cabina secondaria della rete di distribuzione elettrica, per un massimo di 1 megawatt di potenza. I decreti che sarebbero imminenti allargherebbero il raggio ai distretti legati alle cabine primarie, quindi con maggiore estensione e maggiore potenza installabile. Un altro freno, e non da poco, è che non sono ancora chiari gli incentivi per l’energia prodotta e scambiata.

Eppure, nota Antonio Romeo, direttore generale di Dintec, il consorzio per l’innovazione partecipato da Enea e Unioncamere, «le Cer innovano perché propongono sistemi piccoli, decentrati e realizzati dove l’energia viene prodotta e consumata. Superando così la sindrome Nimby (not in my backyard, non nel mio cortile), quella di chi vuole gli impianti ma non in casa propria».

Eppure l’Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente)«vuole valorizzare l’autoconsumo, perché così non si appesantiscono le reti, e soprattutto quello diffuso, che può essere collettivo (ad esempio nei condomini, che sono Cer naturali e possono anche costituirsi ufficialmente in Cer) o appunto come Cer» nota Andrea Galliani dell’Arera stessa. Che spiega i tre modi di guadagnare delle Cer: «Innanzitutto le eccedenze prodotte e non autoconsumate vengono messe in rete a prezzi di mercato. A chi autoconsuma viene restituita parte delle tariffe di trasporto dell’energia; infine, c’è l’incentivo per l’energia prodotta». Tra i gruppi di autoconsumo, sottolinea Giuseppe Petronio del Gse (Gestore del servizio elettrico) rientrano anche, oltre al classico condominio, i poli logistici, i centri commerciali, gli interporti, i distretti industriali.

Le imprese

Ecco, le imprese sono chiamate a essere per prime protagoniste e promotrici di Cer, conferendovi i propri impianti di produzione elettrica in un’ottica aggregatrice: se in una Cer c’è un’azienda, un singolo privato sarà più invogliato ad aderirvi.

Dunque i promotori delle Cer aspettano impazienti i nuovi decreti che dovrebbero snellire gli iter di costituzione, allargare raggio e potenza delle comunità e fissare incentivi. Il Pnrr destina 22 miliardi di euro alla promozione delle Cer, la Regione Lombardia ha aperto un bando da 20 milioni a disposizione dei Comuni sotto i 5mila abitanti che vogliano farsi promotori di una comunità energetica rinnovabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA