Extracosti e risorse umane sono «temi chiave per ripartire»

Intervista Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative analizza le attuali difficoltà affrontate dalle imprese: «L’esplosione delle disuguaglianze, l’energia e le materie prime, l’allineamento tra domanda e offerta di lavoro»

A Como, durante l’assemblea di Confcooperative Insubria, si è posto al centro del dibattito il tema della “rigenerazione”. L’assemblea aveva come sottotitolo “Rigenerazioni - Luoghi di nuovi mutualismi”. Un messaggio importante quello lanciato da un luogo che per Como ha rappresentato un pezzo di storia: l’ex tintostamperia Val Mulini.

Quello della rigenerazione è un asset tutto cooperativo. Trasformare un bisogno in un’impresa, grazie all’autoimprenditorialità delle persone che si organizzano in cooperativa. Molto spesso accade dove lo Stato si ritira o non riesce ad arrivare e il privato neanche ci pensa ad investire perché non intravede grandi margini di guadagni.

Durante l’assemblea per il rinnovo delle cariche di Confcooperative Federsolidarietà si è parlato di welfare a rischio per 5 milioni di italiani, con le cooperative sociali che vantano 2 miliardi di euro di crediti nei confronti delle Pubbliche amministrazioni. Quali contromisure si possono adottare?

Le cooperative sociali da anni suppliscono allo Stato che non riesce più a garantire servizi di assistenza e presa in carico dei bisogni dei cittadini. Nonostante ciò la Pa continua a non onorare entro le scadenze gli impegni assunti ma non adegua le tariffe agli aumenti previsti dal ccnl un mancato adeguamento che pesa per oltre 650 milioni di euro. Nel giro di qualche tempo ci troveremo a rinnovare il contratto di lavoro e due amministrazioni su tre non avranno ancora riconosciuto il rinnovo precedente. Gli aumenti hanno finito per gravare solo sui bilanci delle cooperative, mentre nel privato questo riconoscimento è in atto: a fronte di servizi qualificati ci sono tariffe adeguate.

Presentando l’assemblea dello scorso 24 giugno, il presidente di Confcooperative Insubria, Mauro Frangi, ha toccato il tema delle disuguaglianze, che “crescono e diventano sempre più insostenibili”. La prospettiva è quella di avere un milione di poveri in più.

Quali sono le richieste di Confcooperative su questo argomento di stretta attualità?

Nuove fratture e diseguaglianze saranno ampliate dalla crescita già compromessa dall’escalation dei costi dell’energia e delle materie prime, aggravata poi dalla guerra nel cuore dell’Europa che sta riscrivendo gli ordini di forza geo politico economici mondiali. Un mix di fattori che bruceranno 3% di Pil (fonte Censis Confcooperative). Gli squilibri presentano numeri che vanno al di là della preoccupazione: 3,3 milioni di Neet tra i 15 e i 32 anni; 3,5 milioni di lavoratori in nero; oltre 2 milioni di working poor. Un esercito di persone che in queste condizioni non riescono ad avere un orizzonte di futuro. Dove non solo viene calpestata la dignità del lavoro, ma si assiste anche a un’evasione fiscale e previdenziale il cui risultato sarà quello di avere 6 milioni di pensionati poverissimi entro il 2040. I divari sia per l’assistenza della terza età sia nella fascia dell’infanzia sono tanti.

Una sfida che tocca anche la partita del Pnrr?

Con il Pnrr la vera sfida è infrastrutturare i servizi sociali dove non ci sono o non sono al passo con le esigenze delle famiglie per ridurre davvero le disuguaglianze. Servono partenariati tra il terzo settore e gli enti pubblici, riconoscendo la capacità innovativa della cooperazione sociale attraverso la co-programmazione sia a livello nazionale sia territoriale.

Per contro viene avanti un altro tema, che riguarda più settori, quello connesso alla mancanza di manodopera. Com’è la situazione per quanto concerne i vari segmenti che compongono il mondo delle cooperative?

Una cooperativa su 3 lamenta il difficile reperimento delle figure giuste. Il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori. Imprese pronte ad assumere, ma non trovano profili specializzati tanto che le cooperative hanno dovuto ridurre investimenti e ambiti operativi. Sviluppo perduto perché manca il personale. Un recente focus Censis Confcooperative ha stimato in 1,2% la mancata crescita del Pil a causa di questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro che riguarderebbe almeno 240.000 figure professionali (questa analisi è su tutto il settore imprese non solo cooperative). Profili chiave per lo sviluppo che hanno frenato il processo di innovazione, di trasformazione tecnologica e di offerta di servizi delle cooperative. La ricerca del personale specializzato può richiedere fino a 4 – 6 mesi, tempi non in linea per rispondere alle esigenze di mercato che impongono scelte e capacità di adattamento rapide. Nella produzione lavoro e servizi dall’edilizia alle pulizie, dal trasporto alla movimentazione merci ci sono almeno 3.000 lavoratori mancanti in un sistema che dà lavoro a 127.000 persone.

Qualche imprenditore comasco chiede di favorire l’ingresso di lavoratori immigrati per sopperire alla carenza di manodopera, altri puntano il dito contro il reddito di cittadinanza. Qual è il suo pensiero?

Il nodo lavoro va visto poi anche dalla parte delle imprese che sono pronte ad assumere, ma che non trovano personale qualificato. Un mismatch, un disallineamento tra domanda e offerta di lavoro che ci costa oltre 21 miliardi, l’1,2% del Pil, è questo il conto, salato, che il Sistema Italia paga a causa del mancato incontro tra l’offerta e la domanda di lavoro. Quello che il nostro Paese sta vivendo è un paradosso che non possiamo continuare ad alimentare. Mancano all’appello oltre 233mila profili professionali adeguati alla richiesta. Come abbiamo dimostrato con il nostro focus Censis Confcooperative il mismatch è un grande gap da sanare, con il lavoro che c’è ma i profili professionali adeguati che mancano. Occorre uno scatto in avanti, passando da politiche passive a politiche attive per l’occupazione. Un “Patto sociale” tra governo, imprese e sindacati. Non vedere le cose da questa prospettiva significa non solo rischiare di perdere le opportunità di crescita per i prossimi anni, ma anche di alimentare quella disaffezione al lavoro che si aggira minacciosamente e che può condizionare negativamente gli esiti di tanti impegni orientati alla ripresa con 2,3 milioni di disoccupati, 1 su 3 giovani e oltre 3 milioni di Neet di cui la metà donne.

Quali sono le prospettive del mondo cooperativo alla luce delle tensioni internazionali in essere, che hanno portato ad un rialzo dei prezzi energetici e delle materie prime?

Dai costi del lavoro a quelli dell’energia e delle materie prime, dalle peggiorate condizioni di accesso al credito, alla burocrazia alla montagna di debiti della PA il sistema imprenditoriale c’è, ma arranca sotto i colpi dei mali endemici del Sistema Italia. Un mix di variabili interne ed esterne che frenano la competitività del Paese e delle imprese. Fatto 100 il costo del lavoro, il carico fiscale (imposte sul reddito da lavoro e contributi sociali del datore di lavoro e del lavoratore) in Italia è stato pari, nel 2021, al 46,52% di cui il 24% a carico del datore di lavoro, mentre in Francia è di poco superiore (47,01%) e nel Regno Unito del 31,25%. Tutto questo rispetto a una media dei paesi Ocse pari al 35,92% con un’incidenza sul datore del lavoro del 13,46%.

Quali sono le tre emergenze che Confcooperativeintende evidenziare al futuro Governo ?

La crisi energetica e l’aumento dei costi materie prime costituisce un grande problema per la competitività del tessuto imprenditoriale e per l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie. Va affrontato il problema della revisione dei prezzi, capitolo affrontato per gli appalti relativi a opere pubbliche, ma non per i servizi. Riguardo alla dipendenza energetica dalle fonti estere, l’Alleanza Cooperative ha evidenziato l’importanza di investire nelle comunità energetiche come possibile soluzione territoriale. Così come va incoraggiata di pari passo la valorizzazione delle cooperative di comunità strumento vero per contrastare il declino territoriale, sociale ed economico delle aree interne e a rischio spopolamento.

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