In Germania è recessione. Ma resiste la fiducia delle imprese comasche

Interscambio Primo partner commerciale anche dell’area lariana. E nel contesto post pandemia si aprono nuove opportunità di mercato

Storico mercato di riferimento per le imprese italiane, il rischio, confermato dall’Ufficio federale di statistica, di recessione tecnica per la Germania, il cui Pil per il secondo trimestre consecutivo ha registrato una variazione congiunturale negativa, suscita preoccupazione anche in Italia. Ma a rassicurare le aziende che interscambiano con il paese d’oltralpe sono gli ingenti investimenti pubblici e privati che i tedeschi stanno destinando all’innovazione, segnale positivo verso prospettive di ripresa molto buone.

I numeri

Primo partner commerciale a livello nazionale, anche per Como la Germania, con un interscambio complessivo di 1,8 miliardi, è al primo posto. Come provincia esportiamo per 988 milioni di euro: 15% dell’export totale della provincia, + 17% rispetto al 2021 e + 24% rispetto al 2019.

A contraddistinguerci è il segno più nella bilancia import export: con 829 milioni di euro le importazioni sono infatti inferiori alle esportazioni.

Questi in sintesi i dati con i quali Gianluca Brenna, vice presidente vicario di Confindustria Como e Gianluigi Venturini, direttore regionale Lombardia Nord Intesa Sanpaolo, hanno aperto “Business Breakfast:Focus Germania”, incontro organizzato da Confindustria Como, in collaborazione con Intesa Sanpaolo con l’obiettivo di individuare nuove strategie di business per il mercato tedesco.

Le conseguenze del Covid e le tensioni geopolitiche che segnano il panorama internazionale stanno portando ad un nuovo assetto nelle catene di fornitura. Quattro aziende tedesche su cinque riportano problemi con la supply chain attuale e stanno valutando la possibilità di avvicinare nuovi fornitori per diversificarla e compensare le difficoltà; è in questo scenario che l’Italia può rafforzare il proprio ruolo. «Dobbiamo chiederci - ha sottolineato Michal Lamm, referente di Mergers & Acquisitions per la Camera di Commercio italo-germanica - quali siano gli elementi ricercati dai buyer tedeschi. La qualità e il prezzo sono al primo posto, ma ad essere valutato attentamente è il rispetto della lead time: è controproducente prendere un ordine e promettere una data troppo ravvicinata se non si ha la certezza di una consegna nei tempi stabiliti».

Occorre però sfatare i “falsi miti”: non tutti i tedeschi, in particolare nelle aziende a conduzione familiare parlano bene l’inglese. «Il prezzo è importante, ma a fare la differenza per la Germania, dove mediamente tutto è regolato e funziona abbastanza bene, è il servizio. La creatività e la flessibilità italiane sono apprezzate, ma sempre all’interno di un ottimo servizio e non certo per aggiustare una mancanza». Altra strategia su cui puntare è la gestione dei reclami che da problema può diventare opportunità e leva per la fidelizzazione.

Per illustrare le specificità del mercato tedesco sia da un punto di vista legale, facendo il punto sulle ultime novità normative e sulle accortezze da tenere per approcciare la controparte, sia commerciale e finanziario individuando le strategie più efficaci, è intervenuto Roland Plecher, esperto legale dello studio Plecher-Rechtsanwälte che a Monaco di Baviera rappresenta le aziende italiane che hanno rapporti commerciali con la Germania.

I temi più rilevanti

Tre i temi di rilevanza: il distacco temporaneo degli impiegati in Germania, per i quali i datori di lavoro con sede all’estero hanno l’obbligo di registrazione e devono rispettare le condizioni di lavoro minime e particolari come la garanzia di salario minimo. Eancora, gli imballaggi industriali: per favorire la componente ecologica e sostenibile, usufruendo di tariffe vantaggiose di smaltimento, le nuove regole chiedono di individuare la responsabilità per la merce quando passa fisicamente il confine tedesco (nel caso di “franco destino” è l l’esportatore italiano, nel caso del “franco fabbrica” il responsabile è invece l’importatore tedesco). Ultimo tema, la nuova legge sulla “Due Diligence” nelle supply chain che, entrata in vigore l’1 gennaio 2023 ed ha effetti diretti anche sui fornitori italiani.

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