Investire nelle startup è un buon affare,
ma a certe condizioni

Il modello L’esperienza di Como Venture a sostegno di nuove imprese. Il presidente Traglio: «Rigorosa selezione». E passa un progetto su venti

Qualcosa sta cambiando nella propensione a investire nelle startup innovative, per quando l’Italia resti uno degli ultimi paesi europei per investimenti in venture capital. Senza risorse, le idee in embrione rischiano di non riuscire a svilupparsi abbastanza per consolidare il business, produrre, creare occupazione e far così decollare nuove imprese.

«Sia nel caso di operazioni appena iniziate, sia per startup con una ragionevole autonomia, non è facile trovare investitori per realizzare i passi successivi che permettono di consolidare la nuova azienda, sia in ambito istituzionale che presso i privati - spiega Maurizio Traglio, presidente di Como Venture - ma c’è una cultura nuova che si sta evolvendo e una sensibilità che oggi porta a una maggiore attenzione verso gli investimenti in innovazione».

Gli strumenti

La stessa Cassa Depositi e Prestiti ha uno strumento dedicato alle startup come anche le banche più importanti.

Quello che manca perché si incrementino gli investimenti in innovazione e si inneschi anche in Italia uno sviluppo più rapido di nuove imprese spesso ad alto tasso tecnologico è una comunicazione sugli strumenti esistenti, una buona diffusione delle idee in incubazione e una migliore gestione dei tempi di ritorno degli investimenti, per incentivarli.

«Si ritiene attorno ai cinque anni il periodo di investimento e dai tre ai cinque quello per il disinvestimento – spiega il manager – in realtà questo tempo per lo sviluppo si è dilatato. È quindi necessario che le startup individuino dei target per crescere al di fuori dell’Italia con l’obiettivo di trovare sbocchi finanziari che diano maggiori opportunità all’azienda e soddisfazione agli investitori iniziali».

Anche in caso di investimenti di elevata qualità, un periodo di ritorno lungo più di cinque anni oggi non è realistico. Una previsione di disinvestimento che può prolungarsi anche dieci anni può scoraggiare gli investitori non istituzionali.

C’è poi l’aspetto cruciale che riguarda la garanzia: gli investimenti in star up sono ad alto rischio e ad alto rendimento, ma esistono analisi che tutelano gli investitori. «Abbiamo sempre studiato la qualità degli investimenti di Como Venture – spiega il presidente – e questo ha permesso di avere una percentuale di successo al di sopra della media. L’analisi iniziale avviene sul progetto proposto, si verifica che sia brevettabile e se è replicabile. La qualità di un investimento viene anche valutata in base a chi lo propone: deve essere un soggetto che riesce a sostenere una dialettica sia di tipo tecnico che imprenditoriale e non è detto che un’ottima idea sia governata da un altrettanto ottimo manager. Il founder di una startup deve essere un interlocutore abbastanza convincente da poter attrarre degli investimenti, anche istituzionali. Infine viene svolta un’analisi sul mercato di riferimento: ci si chiede in quale misura sia disposto ad accettare il nuovo prodotto, da ultimo si verifica che ci siano i presupposti per creare i volumi e se, oltre al mercato nazionale, ci sono le condizioni per affrontare il mercato internazionale».

Chi non supera la selezione non trova le risorse necessarie per crescere, ma non esiste una regola univoca che premia una startup piuttosto che un’altra: vale la qualità dell’idea e la credibilità del management.

La selezione

Se i parametri sono ritenuti sufficientemente garanti di successo, si predispone un piano industriale con dei mile stone a scandire il percorso di sviluppo che si presume venga rispettato, al netto di eventi straordinari.

«Inaspettata è stata la guerra in Europa che ha portato, insieme a una serie di concause, a sospendere l’ingresso alla borsa di New York di D-Orbit, azienda che è stata avviata a ComoNext ed è nel settore dei lanci satellitari con ottimi risultati – ricorda Maurizio Traglio - assistita anche da banche e soggetti qualificatissimi si era preparata per la quotazione ed era impossibile prevedere una sospensione dovuta anche alla fase drammatica che stiamo attraversando. Bisogna tenere presente che le borse l’anno scorso hanno perso dal 15 al 20%. Non è certo il momento ideale per quotarsi, Diverso il caso di Directa Plus. Quotata a Londra, si trova in una situazione interessante e ora ha bisogno di diventare più grande perché ci siano delle fluttuazioni del titolo significative».

Su venti proposte che arrivano sul tavolo di Maurizio Traglio, in media una supera la selezione perché, oltre alla buona idea, servono una serie di condizioni. «Spesso l’inventore geniale è geloso della propria creazione per cui poi si fa fatica a condividere le strategie di crescita. Accade quando il founder non ha esperienze manageriali, a volte è uno scenziato, ci sono casi, specialmente nel medicale, in cui sono state messe a punto molecole interessanti o metodi di diagnosi innovativi, ma poi è mancata una visione di impresa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA